Le interviste del Mattino | Pinotti: «L'Italia paga da sola, i migranti sono un problema europeo»

Le interviste del Mattino | Pinotti: «L'Italia paga da sola, i migranti sono un problema europeo»
di Gigi Di Fiore
Domenica 20 Aprile 2014, 09:24 - Ultimo agg. 21 Aprile, 10:24
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Da due mesi la prima donna della storia italiana a guidare il ministero della Difesa. Roberta Pinotti parla con pragmatismo e competenza di materie di cui si occupa da almeno dodici anni. Ha le idee chiare, anche sull’inchiesta che il Mattino ha pubblicato sull’operazione Mare nostrum. E avverte: Mare nostrum d soccorso e sicurezza, l’Europa non scarichi i costi solo sull’Italia. Il ministro aggiunge: Garantire asilo nei Paesi di transito? No, finch la Libia instabile. Sulle accuse levate da pi parti di dare aiuto agli schiavisti precisa: No, un intervento a tempo. Ma Casini chiede una verifica.

Ministro, cosa dice a chi critica l’operazione Mare nostrum a sei mesi dall’avvio?

«Dico che non bisogna dimenticare come è partito quel programma il 18 ottobre scorso. L’iniziativa fu conseguenza dell’impressionante naufragio in cui morirono più di 300 migranti. Una tragedia immane. Per la quale tutto il Paese si commosse, considerandola una sciagura da non ripetere».

La risposta che fu data, con l’impegno massiccio della Marina militare, è adeguata?

«Questo è un Paese che dimentica tutto troppo in fretta. Siamo partiti da una tragedia e ora siamo coscienti che ci siano difficoltà. Il Mediterraneo è sempre di più luogo di fuga da crisi politiche drammatiche e pericolose. La gente fugge in massa dalla Siria, dal Mali, dal Centroafrica. E noi abbiamo il dovere di evitare che si ripetano sciagure come quella di ottobre».

Ma l’unica soluzione è l’accoglienza dei migranti attraverso le navi militari?

«È la soluzione tampone. Il 93 per cento dei migranti passa per la Libia e i suoi porti. Molti chiedono ed ottengono il diritto d’asilo. Significa che è mutata la qualità di chi si dirige verso l’Italia. Si tratta in maggioranza di gente che rischia la libertà personale e la vita in zone con conflitti sanguinosi».

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