Profughi, sbarchi
aumentati del 50%

Profughi, sbarchi aumentati del 50%
di Francesco Lo Dico
Domenica 28 Maggio 2017, 10:07 - Ultimo agg. 10:22
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Diecimila sbarchi negli ultimi quattro giorni, di cui 5mila soltanto nella due giorni del G7. Da gennaio a maggio quasi 60mila arrivi, quasi il 50 per cento in più rispetto all’anno precedente, in un Paese che ospita già 183mila migranti in strutture ricettive ormai oltre la fisiologica soglia del collasso. Anche in Campania, dove stamane è attesa a Napoli la nave Prudence con a bordo 1449 persone, tra le quali 140 donne e 45 bambini. Erano malriposte le speranze che Paolo Gentiloni aveva affidato alla vigilia del G7 all’evocativa cornice della costa siciliana. A dispetto della splendida vista a precipizio sul mare, dove a poche miglia dall’isola si consumavano gli ennesimi rovesci di barconi, lo spirito di Taormina invocato dal premier ha lasciato posto allo spettro dell’indifferenza.
 


L’abisso tra i buoni propositi della vigilia e l’irresponsabilità degli attori politici in scena nell’antico teatro romano, è testimoniato da numeri drammatici che al Viminale hanno fatto scattare l’allarme rosso. Soltanto nella due giorni del vertice, mentre Trump, Juncker, Tusk e gli altri potenti della terra alternavano fumosi conversari sui dossier a prelibatezze isolane, l’Italia salvava al largo del Canale di Sicilia più di 5mila migranti in magnifica solitudine, per un totale di oltre 10mila persone strappate alla morte da mercoledì a domenica. Al ministero degli Interni, dopo il flop del G7, c’è tutta l’amarezza di doversi misurare da soli con flussi non più contenibili. Nei primi cinque mesi del 2017 gli arrivi hanno registrato un picco di quasi il 50 per cento rispetto all’anno precedente. E a dispetto del dibattito sui salvataggi delle Ong, la Guardia costiera ha dovuto chiamare in causa di recente anche due mercantili, per fronteggiare partenze sempre più massicce. L’escalation degli sbarchi è partita il 25 maggio, quando Guardia Costiera e ong hanno salvato in un solo giorno 1800 persone in 10 distinte operazioni al largo della Libia. L’indomani 1004 migranti sono approdati nel porto di Salerno a bordo dalla nave Aquarius (tra questi ventuno donne incinte e 193 minori non accompagnati) e altri 465 sono stati salvati nel golfo della Sirte e condotti a Taranto. Venerdì e sabato, indisponibile la Sicilia per via del G7 blindato, presa d’assedio la Calabria con 1669 arrivi: a Corigliano sbarcati in 635 (70 minori non accompagnati). Altri due sbarchi a Vibo Valentia, per un totale di 282 persone, a Reggio Calabria 472 profughi, a Crotone la nave Phoenix con a bordo 600 migranti (tra i quali 150 bambini non accompagnati) e 32 cadaveri.

E ancora 476 migranti attraccati a Brindisi e 300 in Sardegna. Accoglienza dei nuovi arrivati, espulsioni, minori non accompagnati, intesa con la Libia, nuovi Cie: sono molteplici i fronti aperti al Viminale. Non ultimi i 1500 ospiti a bordo della nave Prudence di Medici senza frontiere (di cui 200 o 300 minori), che come detto sbarca oggi a Napoli, in una regione, la Campania, che è la terza italiana per numero di immigrati ospitati, con oltre 5mila persone distribuite però nel territorio in maniera piuttosto irregolare. In totale sono soltanto 40 i Comuni campani che hanno aderito alla rete di seconda accoglienza, mentre Napoli boccheggia, gravemente in ritardo, in un quadro in cui solo un terzo dei comuni ha disposto piani per ospitarne di nuovi e Salerno langue con soli 11 comuni disponibili su 158. Troppo pochi, ancora, per procedere a quel modello di accoglienza diffusa perseguito dal ministro Minniti per evitare pericolosi assembramenti. Ma troppi, decisamente troppi, anche nel resto d’Italia, dove numeri così imponenti, di fronte a un’estate che si preannuncia rovente, inducono a credere che il sistema di accoglienza possa andare in tilt. La deadline alla quale guarda con apprensione il Viminale è il 20 giugno, quando saranno consegnate alla Guardia Costiera libica, in aggiunta alle quattro già operative, le altre sei motovedette con le quali si spera di intercettare i barconi in partenza da Tripoli e limitare così il raggio d’azione dei trafficanti. Ma il contenimento dell’emergenza nel Canale di Sicilia, non lascia tuttavia spazio ad illusioni. Secondo le stime del Viminale, sono necessari altri 152 centri di accoglienza diffusi per riuscire ad assorbire l’impressionante crescita degli sbarchi. Così che a Napoli, come nel resto delle regioni meno impegnate nell’accoglienza (solo 2800 comuni su 8mila hanno infatti aderito al sistema di accoglienza Sprar) il pressing della Prefettura si è fatto da giorni sempre più intenso. Tanto che non si esclude, di affidare ai prefetti delle maggiori città del Meridione, il compito di individuare dei centri di accoglienza di emergenza. Al Nord i piani di accoglienza devono inoltre scontrarsi con il fuoco di fila di numerosi sindaci leghisti, più che mai ostili mentre si prospetta il voto. Di questo passo, in ogni caso, i 2,8 miliardi stanziati per l’accoglienza con il Def, dovranno presto essere integrati da sostanziosi ritocchi. 

Ma in parallelo, il Viminale lavora senza sosta anche ai flussi in uscita. Anche in questo caso, la parola d’ordine è fare presto. Il ministero attende ancora infatti il via libera delle Regioni per i dieci nuovi centri di permanenza e rimpatrio previsti dalla legge Minniti, tra i quali l’ex caserma Andolfato di Santa Maria Capua Vetere. Nonostante i Cpr non siano ancora operativi, si è fatto infine da gennaio a fine maggio un lavoro imponente: sono 9mila finora, tra espulsioni e respingimenti le persone rimandate nei Paesi di provenienza. Ma restano al palo le ormai famigerate relocation concordate con gli altri Paesi dell’Eurozona più di un anno e mezzo fa. Avrebbero dovuto essere 6mila al giorno i profughi redistribuiti, ma ne sono stati accolti finora soltanto il 5 per cento. Statistiche scomode, che di certo avrebbero guastato l’immancabile «clima di cordiale e sincera collaborazione» maturato nel G7 di Taormina. La morale è insomma che l’isola Italia dovrà continuare a cavarsela da sola.
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