Redditi, Fedeli al top nel governo
in Campania il re è Nitto Palma

Redditi, Fedeli al top nel governo in Campania il re è Nitto Palma
di Francesco Lo Dico
Sabato 4 Marzo 2017, 09:12 - Ultimo agg. 13:16
4 Minuti di Lettura
A Paolo Gentiloni il blasone, a Piero Grasso la corona. Poco importa, se il premier annovera tra le sue ascendenze i conti Silveri, nobili di Filottrano, Cingoli e Macerata. Il vero re Mida tra le più alte cariche dello Stato si conferma il presidente del Senato, già magistrato, Piero Grasso. È quello dell'ex procuratore Antimafia il «740» più invidiabile del 2016: 340.563 euro di reddito imponibile, ossia il doppio della presidente della Camera Laura Boldrini che invece deve accontentarsi di 144.883 euro. Ma il presidente del Consiglio (109.607 euro nel 2015) appare in affanno anche nella hit della squadra di governo, oscurato dall'astro più brillante, il ministro dell'Istruzione Valeria Fedeli, trent'anni in Cgil, che alla voce reddito complessivo dichiara 180.921 euro. Più danaroso del premier, che arranca al quinto posto, anche il ministro dei Beni culturali Dario Franceschini (secondo con 148.692 euro), e un altro magistrato fuori ruolo da 29 anni, il ministro dei Rapporti con il Parlamento Anna Finocchiaro, medaglia di bronzo con un imponibile di 144.853 euro.

Fuori dal podio il titolare degli Affari regionali Costa, quarto con 112.034 euro, lo stesso Gentiloni, il ministro dei Trasporti Graziano Delrio, sesto con 104.473 euro. Settimo il ministro del Lavoro Giuliano Poletti (104.432 euro, al lordo della vendita della sua Peugeout 207), quanto basta per riuscire a spuntarla di misura su Matteo Renzi. L'ex premier contava nel 2015 su 107.960 euro, ma quest'anno deve accontentarsi di quattromila euro in meno. Poco di più dell'alleato di governo Angelino Alfano stabile a 102mila euro e spiccioli, che nel 2015 si è liberato della sua Daewoo Matiz per fiondarsi su una rombante due ruote di seconda mano, la Bmw F 800. L'attuale inquilino della Farnesina, all'ottavo posto nella «Forbes» ministeriale, è tallonato da Carlo Calenda (Sviluppo economico), che nonostante alcune operazioni legate a fondi di investimento si assesta a quota 102.058 euro. Fuori dal club dei centomila euro (Finocchiaro e Fedeli a parte) tutte le donne della squadra di governo: Marianna Madia, che nel 2015 ha dato in permuta la sua Panda per una nuova 500, deve accontentarsi di 98.816 euro, Lorenzin di 97.576, Pinotti arriva a 96.663, mentre Maria Elena Boschi, attuale sottosegretario alla presidenza del Consiglio, non va oltre i 96.571 euro. Sotto quota 100, oltre al titolare degli Interni Minniti (92.237 euro di reddito imponibile), anche il ministro del Mezzogiorno Claudio De Vincenti (97.728 euro) e quello dell'Ambiente Gianluca Galletti (97.631 euro). Idem i due uomini di governo più giovani: il Guardasigilli Andrea Orlando e il ministro dello Sport Luca Lotti, che si fermano a meno di 99mila euro.

In spregio alla suggestiva materia di suo interesse, il ministro del Tesoro Pier Carlo Padoan, deve fare i conti con un modico reddito imponibile di 49.958, che però nel complesso vale 125.181 euro. Il più «povero» di tutti è però il ministro dell'Agricoltura Martina, 46.750 di imponibile a fronte di reddito complessivo di 104.165 euro. Ma i redditi dei ministri sono nulla, di fronte ai veri paperoni del Parlamento: al Senato il re incontrastato è il presidente del gruppo per le autonomie, Karl Zeller, con 422.779 euro. Il nuovo faraone di Montecitorio è invece l'avvocato Gregorio Gitti del Pd con un milione e 719.506 euro, appena 60mila euro in più dell'ex Nababbo di FI, Antonio Angelucci. E tra gli eletti in Campania, chi sono i politici più abbienti? Fuori dalla lizza il patron di Yamamay Luciano Cimmino, che si è dimesso a luglio del 2015, alla Camera i più facoltosi di tutti sono due ex sindacalisti: l'ex leader Cgil Guglielmo Epifani (traghettato di recente dal Pd a Mdp) con 193.400 euro di reddito complessivo, e il neocollega bersaniano, ex cigiellino anche lui, Giorgio Piccolo (137.830). A completare il podio, l'ex Fi, poi Ncd, Antonio Marotta: il giurista, già membro del Csm in quota Udc, dichiara poco più di 134mila euro complessivi. Seguono a ruota il bancario di Brusciano Salvatore Piccolo (131.800 euro), e Giuseppe De Mita «nipote d'arte» dell'ex leader Dc Ciriaco, Giuseppe De Mita (131.648). Giovani e rampanti, ma su sponde opposte, disputano un doppio di lusso le due dem Valeria Valente (124mila euro)e il segretario regionale Assunta Tartaglione (114mila euro), contro le azzurre di FI Mara Carfagna (93mila euro) e Nunzia De Girolamo (105mila euro). Ma il girl power che spira dal Nazareno bacia anche i redditi di Michela Rostan (120mila) e di lady Bassolino, Anna Maria Carloni (118mila). Il vicepresidente della Camera, Luigi Di Maio, dichiara invece 98.471 euro, come il collega M5s Fico. Tanto quanto l'altro pentastellato finito nella bufera per i rapporti con i mercanti d'armi di Salerno, Angelo Tofalo. Curioso il caso di Angelo Attaguile (102mila euro): siciliano, eletto in Campania con il Pdl, ora milita nella Lega Nord. Il ruolo del pascià, tra i senatori incoronati dalla Regione spetta invece a un altro ex magistrato, il già ministro della Giustizia Nitto Palma (255.631 euro complessivi).

Piazze d'onore occupate dall'icona del giornalismo Sergio Zavoli (Pd, 245mila euro), e dall'avvocato torrese Ciro Falanga: per il senatore, approdato in Ala da FI, 238mila euro. Più distante il docente Luiss fittiano Luigi Compagna (Cor, 178mila euro), e Pier Ferdinando Casini (poco meno di 134mila), che nel 2015 sembra aver adottato il motto «buy italian»: nel portafoglio del senatore di Ap, il 2015 ha portato migliaia di azioni di Intesa, Enel, Eni e Mediobanca. Ex disoccupata, la grillina Vilma Moronese, dichiara infine poco più di 100mila euro. Molto di più del suo leader Beppe Grillo, che precipita dai 355mila euro dell'anno precedente, a un imponibile di soli 71.957 euro. Un crollo verticale. Forse la scintilla poetica del sermone sulla povertà tenuto dal comico genovese nella piscina di Malindi.
© RIPRODUZIONE RISERVATA