Rieti, terremoto. Il presidente
Mattarella ad Amatrice e Accumoli

Sergio Mattarella durante la visita ad Amatrice
Sergio Mattarella durante la visita ad Amatrice
di Francesco Romanetti
Sabato 27 Agosto 2016, 08:59 - Ultimo agg. 12:58
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Inviato ad Amatrice

Sono le otto e venti del mattino quando il capo del cerimoniale del Quirinale, che sta spiegando quale sarà il percorso del Presidente, smette per un attimo di gesticolare e di parlare. La terra sta tremando un’altra volta. Stavolta è una scossa di 3.4 che accoglie il presidente della Repubblica Sergio Mattarella. L’elicottero presidenziale spunta nel cielo di Amatrice alle 8 e 28. Atterra con precisione millimetrica sulla tabella di marcia: ore 8.30. E’ una visita intensa quella del capo dello Stato tra le macerie e le distruzioni di Amatrice e Accumoli. Incontra le famiglie degli sfollati nella tendopoli messa in piedi dalla Protezione Civile accanto al Palazzetto dello Sport. Ma prima si ferma per qualche battuta con gli uomini e donne delle forze dell’ordine, soccorritori, volontari. «Grazie, grazie per quello che state facendo. Complimenti per il vostro lavoro ed il vostro impegno». Qualcuno risponde: «Presidente, è solo il nostro dovere».

Nel corteo che si inoltra lungo la strada principale che porta al centro di Amatrice - che passa davanti alle prime palazzine distrutte e accartocciate del paese e che giunge alla “zona rossa”, quella dove si sono concentrate morte e disperazione, terrore e devastazione - spuntano due macchie bianche: la chioma candida del presidente e la felpa del sindaco Sergio Pirozzi, con la scritta blu “Amatrice”. Insieme con il il capo dello Stato ci sono anche il presidente della Regione Lazio, Zingaretti; il capo della Protezione Civile, Curcio e il vescovo della diocesi di Rieti, Domenico Pompili. Mattarella osserva. Crolli, tetti sprofondati su case sbriciolate, strade spaccate, cumuli di macerie.

Lambisce la “zona rossa”, fermandosi nella piazza della Chiesa di Sant’Agostino, basilica del XV secolo sventrata dal terremoto. Il vescovo indica il sagrato coperto di macerie, il campanile incrinato, il tetto sfondato. Mattarella si avvicina anche a Giovanni Salzano, dei Vigili del Fuoco di Napoli (qui con 60 suoi colleghi da mercoledì mattina) e gli dice: «Bravi ragazzi, buon lavoro». Poi il presidente passa davanti alla caserma dei carabinieri crollata all’interno, davanti alla scuola elementare Romolo Capranica (quella dove i lavori di ristrutturazione antisismici erano terminati nel 2013) ridotta a cumuli di macerie e arriva al Centro di coordinamento misto (il Coc), dove viene messa a punto di minuto in minuto la macchina organizzativa dei soccorsi.

Poi la visita agli sfollati che hanno preferito essere ospitati nel grande dormitorio allestito nel Palazzetto dello Sport (quasi tutte coppie di anziani) e infine alla tendopoli. «Coraggio, coraggio», l’esortazione del Presidente. «Non abbandonateci, non lasciateci soli», è la richiesta che viene ripetuta. Pasqua Cursi è una signora secca secca e piccola piccola. Ha 83 anni e un visetto tenero: «Coraggio, mi dice Presidente? Sì, grazie, ma io il coraggio nun ce l’ho più. Però, vabbè, speriamo che mo’ almeno per i figli nostri le cose si rimettono a posto».
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