Rogo in casa, muore un anziano. Le fiamme forse sprigionate da candele

La rete del letto della vittima
La rete del letto della vittima
di Laura Bogliolo
Mercoledì 27 Agosto 2014, 10:40 - Ultimo agg. 10:55
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«Lilly era inquieta, girava per casa nervosamente, avrei dovuto capire che c’era qualcosa che non andava, forse avrei potuto salvare quel signore così gentile: se n’è andato un angelo».



Maria Grazia Giordano stringe forte la sua Lilly, una cagnolina di 11 anni che ha provato ad avvertire la padrona che qualcosa stava per succedere nell’appartamento al sesto piano. L’odore del fumo nero che stringe la gola, le fiamme: è morto asfissiato Roberto Occhio, 79 anni, maresciallo dell’Aeronautica in pensione, che viveva insieme alla moglie Angelina, 82, miracolosamente sopravvissuta. L’incendio è divampato poco dopo le 3,30 nell’appartamento di una palazzina in via Fonti del Clitunno, nel quartiere Appio Tuscolano. Roberto aveva su un comodino della camera da letto lumini elettronici e candele. Un vicino parla di «ceri votivi», altri di una semplice passione per i lumini. L’appartamento è stato posto sotto sequestro giudiziario dagli agenti del commissariato Appio: la polizia Scientifica ha fatto un sopralluogo per stabilire con precisione la causa dell’incendio e i vigili del fuoco hanno lavorato più di due ore per spegnere le fiamme.



FUMO NERO

«Ho sentito strani rumori nel pieno della notte, sono salito al piano di sopra e ho suonato alla famiglia Occhio, ma nessuno ha risposto - racconta Mario Giovannelli, un vicino - Sono tornato in casa, ma il fracasso è proseguito mi sono allarmato e ho chiamato la polizia: forse Roberto è caduto sul comodino dove teneva i lumicini elettronici e qualche candela». Uno degli agenti intervenuti prima dell’arrivo dei vigili del fuoco nel tentativo di entrare nell’appartamento è rimasto intossicato. I pompieri hanno sfondato la porta e messo in salvo Angelina che dormiva in una stanza diversa da quella di Roberto. «Ho accolto in casa Angelina, era spaventata, piangeva» racconta Mario. La corsa all’ospedale San Giovanni per entrambi, ma l’ex maresciallo dell’Aeronautica non ce l’ha fatta. Tracce della notte di terrore restano sul balcone dell’abitazione dove svetta la rete annerita del letto dove dormiva la vittima. Non ha la forza di parlare Stefania, l’unica figlia della coppia. Poi c’è Lilly, quella cagnolina che prima che esplodesse l’inferno ha provato ad avvertire Maria Grazia, la moglie del portiere tornata a Roma solo per una notte pronta a ripartire per Sabaudia. «Sembra un segno del destino - dice Maria Grazia - sono rientrata proprio la notte dell’incendio e Lilly aveva provato ad avvertirmi».