Blitz anti-camorra a Roma, i clochard tra i prestanome

foto Toiati
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di Valentina Errante
Venerdì 24 Gennaio 2014, 09:06 - Ultimo agg. 5 Maggio, 09:14
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Il blitz dei carabinieri che ha portato al sequestro di pizzerie, bar  ruistoranti del Cenro di Roma, gestiti dalla Camorra, scattò il 23 gennaio 2014.

Un piccolo e variegato esercito: miliziani fedeli o mercenari raccattati a caso: prestanome. Per il gip di Napoli, che ha arrestato 90 persone, sono «le risorse umane della holding». C’erano quelli che lo facevano per professione, intestatari di beni per mestiere, oppure i clochard, che dormivano in stazione o alla Comunità Sant’Egidio, ignari di possedere beni per milioni di euro. Sono le forze dei fratelli Righi che, con i soldi del clan Contini, avevano colonizzato la ristorazione romana, pagando in contanti, e a qualunque cifra, pizzerie, gelaterie e ristoranti per apporre l’insegna “pizza Ciro”.



Almeno 20 persone, ma non tutto l’esercito è finito in manette; per alcuni prestanome, il gip non ha disposto la misura cautelare in carcere: sono passati troppi anni. L’attività di riciclaggio dei Righi, titolari di 23 tra pizzerie e bar tutte finite sotto sequestro su disposizione del Tribunale di Roma, ma ancora attive sotto la tutela di un custode giudiziario, comincia nel 1997. E’ trascorso troppo tempo. I carabinieri del nucleo investigativo di Roma hanno ricostruito la storia di decine di società che nascevano e morivano per gestire lo stesso locale. Nelle società ricorrevano gli stessi nomi. Un’ulteriore arguzia dei Righi, che evitavano così di pagare tasse e contributi. I militari hanno anche ascoltato le conversazioni dei professionisti: avvocati e commercialisti alla disperata ricerca di nuove teste di legno, pronti a raccattarli ovunque: bastava «un regalino».



I CLOCHARD

E’ il 4 gennaio 2011 quando Mario Greco rileva da Luigi Righi le quote sociali della piazza Navona srl, diventa socio de “Il pizzicotto due” e della ”Over pizza” di Righi Luigi, società che gestiscono che controllano una serie di attività nel cuore della capitale. Eppure Mario Greco, che ha una lunga lista di precedenti penali e di polizia per piccoli reati, continua a dormire in stazione. Si legge nel provvedimento di sequestro preventivo: «Greco risulta essere stato controllato in più circostanze e quasi sempre nei pressi di importanti stazioni ferroviarie del Nord-Centro Italia, unitamente ad altri soggetti titolari di quote e cariche sociali di società appartenenti al gruppo Righi: lo stesso di fatto vive come un clochard e per lo più nella città di Roma, trovando riparo nelle varie stazioni ferroviarie». Un profilo simile è quello di Paolo Lorusso, che risulta addirittura amministratore unico di una società dei Righi. Altri invece vivono in via Dandolo 10 «indirizzo che corrisponde alla sede centrale e a una delle mense della Comunità di sant’Egidio e presso cui risultano essere residenti anche altri prestanome».



LE INTERCETTAZIONI

Nel giugno 2009, Salvatore Righi e il nipote Mario Cardinale parlano al telefono: «Senti Marittiè, volevo dire: mi serviva una persona da portare sopra il fiscalista, per firmare e per metterlo come amministratore, a uno che non ha niente da perdere. Chi è, chi può essere?». E Cardinale: «Ma come deve essere, grosso?», «Com'è è!», risponde Righi. «Può essere pure femmina?», domanda il nipote, e Righi: «Può essere pure femmina, può essere pure vecchio, può essere com'è è!». E cardinale: «E che ne so, a qualche sorella mia?», Ma Righi ribatte: «Ma se arrivano, arrivano multe cose qua, hai capito o no! È uno che non ha nulla da perdere e che non paga, hai capito?». E Cardinale: «Mo' vedo, dai! Mo vedo un po’ qualche ragazzo, ci regaliamo qualcosa». E Righi: «Eh! o qualche ragazzo o qualche anziano. Come vuoi tu, com'è è; pure scemo! Lo porti a Roma.. Fra poco mi devi dare nome e cognome, il documento e poi a Roma a quell'altro fiscalista e sta a posto! Capito?».
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