Blu carpet nel parco per il sì
​del sindaco gay. Lui: ma niente figli

Blu carpet nel parco per il sì del sindaco gay. Lui: ma niente figli
di Rosa Palomba (inviato)
Domenica 25 Settembre 2016, 11:48 - Ultimo agg. 19:46
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San Giorgio. Blu carpet. Fiori, una folla di cittadini e una sfilata di familiari, amici e politici. Anche i consoli di Francia e Spagna, Seytre e Solano non hanno voluto perdersi l'evento. Aspettando gli sposi qualcuno fa jogging. Il parco della spettacolare Villa Vannucchi accoglie comodamente tutti e i 500 posti a sedere negli spalti di fronte al palco sono occupati. Sfoggio di sandali luminosi e décolleté con ampie tracce di abbronzatura non ancora sfumata.
Giorgio Zinno e Michele Ferrante arrivano puntuali. Indossano il più classico degli smoking. Stringe la mano del compagno il primo sindaco d'Italia pronto all'importante «Sì». L'unione civile sta per essere ratificata. Gli sposi sfilano sotto gli occhi umidi dei loro genitori. «L'ho saputo qualche anno fa - dice Domenico Zinno, il padre del sindaco di San Giorgio - Come ho reagito? Con preoccupazione per la felicità di mio figlio in un mondo che a tutto questo non è ancora abituato. Poi mi sono reso conto che lui è appagato e allora va bene così». E va bene così anche per mamma Franca Zinno e la consuocera Francesca Ferrante.
 

 

Sul palco è già salita Monica Cirinnà, la senatrice Pd promotrice della legge per le unioni civili, approvata a giugno 2016: «In tanti mi hanno chiesto di celebrare questo rito e ho detto tanti no. Ho scelto Zinno perché é una persona che con coraggio ha sempre vissuto la sua diversità come un valore. E oggi sono io a indossare la sua fascia da sindaco». Poi si rivolge alla platea: «Con questa legge oggi nasce una nuova famiglia. Questa è una festa d'amore e tanti italiani potranno unirsi con pari dignità e uguaglianza, come recitano gli articoli 2 e 3 della Costituzione. Agli sposi auguro che possano condurre una vita in cui ci sia sempre il sole».

«Over the Rainbow»: Her, violinista e cantante transgender suona la canzone simbolo della «rivoluzione» allo Stonewall Inn di New York nel 1969, l'origine del movimento per i diritti gay: «Ma adesso stiamo solo festeggiando l'amore», dice. In platea, varie anime del Pd e del Centrosinistra si salutano cordialmente. È una festa certo, che però non distoglie l'attenzione politica sugli scenari che apre la legge Cirinnà, ed è motivo per scambiare informali pareri sull'imminente referendum Costituzionale. Un'occasione mediatica internazionale a cui sarebbe stato inopportuno mancare. E subito dopo lo scambio delle fedi d'oro bianco, il sindaco-sposo Zinno non ha perso l'occasione per dire che «adesso si va avanti per equiparare l'unione civile in matrimonio civile - soffermandosi ancora una volta anche sulla questione referendum - Votare no? Sarebbe assurdo rinunciare a una possibilità di cambiamento».

Ma questi «matrimoni» non rischiano di colpire e ferire l'«anima» cattolica del Pd? «Non è questione di religione né di colore politico: i 5 Stelle per esempio, si sono annunciati grandi rivoluzionari e poi si sono tirati indietro su tutto». Tra le molteplici facce del Pd, sul fronte referendum c'è chi aspetta segnali più precisi da D'Alema. «Bisognerà continuare la battaglia perché tra persone dello stesso sesso l'unione civile diventi matrimonio - conferma Cirinnà - L'anima cattolica offesa? L'Italia deve adeguarsi al resto dell'Europa e per quanto riguarda il referendum la questione è tra progressisti e riformatori. D'Alema è stato mio testimone di nozze. Gli voglio bene».

Poi la celebrazione ufficiale: vuoi tu Giorgio Zinno costituire unione civile con Michele Ferrante? Due «sì» radiosi.
Coriandoli, musica e un cartoncino con tre confetti: «Giorgio e Michele sposi: oggi finalmente si può». E l'ipotesi adozione? Zinno non sarà un nuovo Vendola: «Non ne abbiamo alcuna intenzione». Infine l'uscita in direzione Portici, museo di Pietrarsa. Tra la folla anche i ragazzi del liceo Urbani. In questa città-cerniera tra Napoli e il Vesuviano, ieri erano tutti contenti e fieri. Qui hanno vissuto artisti come Alighiero Noschese e Massimo Troisi: «Culturalmente questo posto è sempre stato all'avanguardia». Piuttosto - riflettono i più anziani - dovremmo essere sempre contenti e per ben altre ragioni. E allora sì che potremmo parlare di crescita sociale».

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