Scafarto informava i servizi segreti
Il Csm si spacca su Woodcock

Scafarto informava i servizi segreti Il Csm si spacca su Woodcock
di Leandro Del Gaudio
Venerdì 23 Giugno 2017, 08:46 - Ultimo agg. 21 Marzo, 17:08
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 Dunque torna l’ombra degli 007 a condizionare l’inchiesta sulle presunte tangenti in Consip: questa volta però non parliamo delle suggestioni della prima ora del capitano Gian Paolo Scafarto, che non aveva tenuto conto nella sua informativa delle smentite dei suoi uomini, ma di un rapporto diretto tra il Noe e l’Aise, il servizio segreto esterno. Una circostanza rivelata ieri dal Fatto quotidiano, alla luce della nuova contestazione presente nell’invito a comparire spedito da Roma al capitano Gian Paolo Scafarto, in vista del suo terzo interrogatorio dinanzi ai pm della Procura di Giuseppe Pignatone.

In sintesi, dopo aver passato allo spulcio alcune chat di Scafarto (quelle via Wup con gli undici carabinieri del suo gruppo di lavoro), sarebbero emerse comunicazioni da parte del capitano con «un superiore non più interno al nucleo operativo ecologico dei carabinieri», al quale sarebbero state offerte delle informazioni top secret proprio sull’inchiesta che stava conducendo, a proposito di tangenti in Consip. Difeso dal penalista Giovanni Annunziata, ora Scafarto si appresta a rispondere alle nuove richieste di chiarimenti. Facile intuire le prime domande: chi era l’ex superiore al quale avrebbe passato informazioni? E soprattutto: a che titolo? E ancora: che ruolo ha giocato in questa partita l’ufficiale Scafarto?

Una vicenda che va inserita in uno scenario più ampio, che attende le mosse del Csm, in relazione allo scontro che si è aperto sulla gestione dell’inchiesta Consip. Il pallino è nelle mani della prima commissione, che ha due pratiche aperte, con quesiti uguali e contrari: a partire dal prossimo tre luglio, i relatori Luca Palamara e Aldo Morgini detteranno i tempi delle istruttorie. C’è una spaccatura evidente nel Csm. Da un lato, infatti, i consiglieri dovranno analizzare la nota inviata dal pg napoletano Luigi Riello, che punta l’indice contro il pm Henry John Woodcock, per un presunto ritardo nella comunicazione al procuratore della decisione di iscrivere nel registro degli indagati il magistrato Rosita D’Angiolella (che si è difesa a febbraio dall’accusa di millantato credito, nel corso di un interrogatorio in cui era assistita dal penalista Lucio Majorano); dall’altro invece c’è una richiesta del togato di Area Morosini di aprire una pratica a tutela degli stessi pm napoletani - Woodcock compreso - di fronte a presunte strumentalizzazioni di natura politica.

È proprio in questo scenario che viene ricordato da fonti autorevoli che la comunicazione della notizia di iscrivere il magistrato D’Angiolella era stata data da Woodcock oralmente all’ex procuratore Giovanni Colangelo. Scenario complesso, in cui decide di intervenire lo stesso Riello, con una lettera al Mattino. La più alta carica requirente napoletana invita «a non fare di tutta l’erba un fascio», quando si parla della Procura di Napoli, dove vengono quotidianamente ottenuti esiti processuali lusinghieri. Ed è lo stesso Riello a ricordare che «se c’è qualche magistrato che si ritenga abbia sbagliato, il sistema - come si vede in questi giorni - genera gli anticorpi dell’indagine disciplinare e della procedura di incompatibilità ambientale e o funzionale dinnanzi al Csm».

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