Mulargia: «Scosse collegate ad Amatrice le case di carta il vero pericolo»

Mulargia: «Scosse collegate ad Amatrice le case di carta il vero pericolo»
di Gigi Di Fiore
Giovedì 27 Ottobre 2016, 09:09 - Ultimo agg. 09:12
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Docente ordinario di Fisica terrestre all'Università di Bologna, già componente del consiglio direttivo dell'Osservatorio vesuviano fino al 1992, componente della commissione Grandi rischi settore sismico, autore di oltre 150 pubblicazioni su riviste scientifiche di fisica e geofisica, il professore Francesco Mulargia è dal primo febbraio scorso anche uno dei cinque componenti del consiglio scientifico all'Istituto nazionale di geofisica e vulcanologia. Risponde dalla sua casa di Bologna.

Professore, ha sentito le nuove scosse di terremoto?
«Non le ho avvertite qui. Ma ho notizie dirette, sono in contatto anche con il presidente e gli altri componenti del consiglio scientifico dell'Istituto nazionale di geofisica e vulcanologia».
C'è una relazione con la scossa di terremoto dello scorso agosto ad Amatrice?
«Sicuramente c'è un legame. Un terremoto non arriva mai da solo. Le scosse tra aree confinanti sono sempre a grappoli e collegate in successione temporale tra loro».
Che idea si è fatto, quindi, sulle scosse che si sono succedute nel giro di due ore?
«Bisogna aspettare per capire meglio, la speranza è che non ci siano vittime né grandi danni. Certo, alla prima scossa di magnitudo 5,4, che già non era da poco, ne è seguita una di magnitudo 6.3 che era l'intensità uguale a quella che ad Amatrice ha provocato tanti danni e vittime. Sono state avvertite in zone distanti tra loro, nell'Italia centrale. Sappiamo che l'epicentro è stato tra Marche e Umbria».
È vero che si è mossa un'altra faglia dopo quella che ha provocato il terremoto del 24 agosto?
«Guardi, quella è una zona che ha tre faglie, tutte conosciute e perfettamente mappate. Le scosse recenti sono a nord est rispetto a quella precedente di agosto, ma non è detto che non ci sia un collegamento. Le faglie sono in continuità e, come dicevo, i terremoti si verificano sempre a grappoli comunque vicini. Sono acini, più o meno lontani, ma di uno stesso grappolo».
Cosa potrebbe succedere?
«Quello che di solito succede in una zona catalogata come sismica. Vale a dire che le scosse si alternano e si avvicendano con una certa frequenza di mesi. Sappiamo da tempo che la zona di Amatrice e dintorni è sismica. Come le tante altre in Italia, viene tenuta costantemente sotto osservazione e studio costante proprio per questa sua catalogazione».
E cosa si può dire sulle aree che hanno avvertito l'ultima scossa?
«Mi sembra normale che abbiano sentito lo spostamento. Sono oltre 20 anni che, nell'area centrale dell'Italia, si registra una costante attività sismica, che va continuamente monitorata e tenuta sotto controllo. Dagli anni '90 del secolo scorso, c'è alternanza di epicentri, una volta l'Umbria, altre l'Abruzzo, l'area è sempre quella che sappiamo sismica».
Era possibile prevedere le scosse di questi ultimi giorni, dopo quella dello scorso agosto?
«I terremoti non sono mai prevedibili con precisione. Si possono fare valutazioni sulla possibilità delle scosse, mai certezza sul loro verificarsi. Questo è il lavoro della Commissione grandi rischi, gestito in concreto dalla Protezione civile».
Che attività di prevenzione si può attivare?
«Avvertire Protezione civile, vigili del fuoco e le altre autorità di intervento che in alcune zone devono restare in allerta. Cosa che anche noi abbiamo invitato a fare da agosto. Si tratta di tenere in costante tensione chi poi dovrebbe intervenire».
Per spiegare ai profani: le scosse si avvertono perché corrispondono a consistenti spostamenti della faglia terrestre?
«Lo spiego. Gli spostamenti della cosiddetta faglia sono sempre piccoli, non arrivano mai oltre qualche metro. Ma poi producono effetti in superficie certamente superiori all'entità di questi movimenti».
Perché?
«Discorso vecchio. Se ci fossero sempre strutture costruite per bene, strutture solide realizzate con tutti i canoni, non succederebbe mai nulla. Se arriva una scossa mentre si è in autobus, o in una tenda, non succede niente. Ora dico un paradosso, gli aborigeni se ne possono tranquillamente fregare dei terremoti perché non potrebbe fare nulla alle loro case».
I terremoti responsabili indiretti di tragedie, che hanno invece la loro causa nel come sono state costruite le case e gli edifici pubblici?
«Il problema è cominciato proprio quando si sono cominciate a costruire case con materiale povero, in economia, che più si prestavano a pericoli di crolli. Se progetti e costruzioni fossero tutti ben fatti, non staremmo a parlare di pericoli terremoti».
Dal 24 agosto come si muove l'istituto nazionale di geofisica e vulcanologia?
«Acquisiamo di continuo dati sulle scosse registrate. Ogni giorno ce ne sono, anche se non tutte si avvertono senza strumenti idonei. Dai dati facciamo valutazioni e teniamo in allerta vigili del fuoco e Protezione civile. Ma, naturalmente, tutto questo non significa che si possa impedire effetti negativi».
Non esistono davvero strumenti di prevenzione sicura?
«Le ho parlato del modo in cui si costruiscono gli edifici, ma le faccio un esempio. Se qualcuno avverte la Polizia stradale che in un'autostrada c'è troppo traffico e ci sono rischi, non è detto che il controllo degli agenti possa poi impedire un incidente. Voglio dire che, in eventi probabili ma non prevedibili, non si può mai dire di stare sicuri».
Siete in contatto continuo tra componenti del comitato scientifico?
«Non so se ci riuniremo nelle prossime ore, ma tra noi ogni giorno c'è un continuo scambio di mail, con trasmissione e intreccio di informazioni reciproche. Poi, come le ho detto, chi deve operare nella pianificazione di interventi, soccorsi, programmi di sicurezza, in questa materia è la struttura della Protezione civile con tutte le sue articolazioni nazionali e locali».
In definitiva, che poteri ha il consiglio scientifico dell'Istituto nazionale di geofisica e vulcanologia di cui fa parte per il triennio 2016-2019?
«Abbiamo il compito di valutare i dati a livello nazionale, per fare una stima su cosa è successo. Insomma, un'attività di lettura e interpretazione di cosa sta accadendo, per poter fornire certezze scientifiche a chi poi deve intervenire. Un organismo consultivo di natura scientifica».