Shoah, piantato un ulivo nel cortile del liceo Giulio Cesare

Shoah, piantato un ulivo nel cortile del liceo Giulio Cesare
di Alessandro Tittozzi
Mercoledì 20 Gennaio 2016, 20:30 - Ultimo agg. 21 Gennaio, 15:54
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Per non dimenticare mai. Un ulivo in memoria di insegnanti e studenti vittime delle persecuzioni razziali. E’ quello piantato stamane nel giardino del Liceo classico "Giulio Cesare" di Roma, da dove nel 1938 a causa delle leggi razziali vennero cacciati i fratelli Finzi, Enrico e Luciana, ex alunni dell'istituto, deportati ad Auschwitz il 16 ottobre 1943, e mai tornati. Insieme all’albero, arrivato da Gerusalemme, anche una targa: "La scuola educa alla memoria. L'ulivo sia monito alle generazioni future, per non dimenticare insegnanti e studenti ebrei espulsi per le leggi razziali". Una cerimonia, in occasione della giornata della memoria del prossimo 27 gennaio,  a cui hanno partecipato, oltre agli studenti della scuola, il ministro dell'Istruzione, Stefania Giannini, l'ambasciatore d'Italia in Israele, Francesco Maria Talò, l'ambasciatore d'Israele in Italia, Naor Gilon, il dirigente scolastico del liceo, Micaela Ricciardi, e il presidente di Kkl Italia Onlus, la più antica organizzazione ecologica al mondo, Raffaele Sassun.

"L'idea di questa iniziativa è nata un anno fa - ha dichiarato Francesco Maria Talò - quando da ex studente del Giulio Cesare partecipai alla celebrazione degli 80 anni della scuola e vidi una targa in memoria di due alunni espulsi a seguito delle legge razziali, per questo proposi di piantare un albero in memoria dei fratelli Finzi". È poi intervenuto Naor Gilon, sostenendo che "l'albero rappresenta i valori con cui i figli di Israele devono crescere e la memoria è una parte fondante di questi valori. Come ha detto Papa Francesco, il passato ci deve servire da lezione per il presente e il futuro". Durante l'incontro ha preso la parola anche Mario Finzi, parente dei due ragazzi deportati nel liceo, seguito da Emma Marino, espulsa dalla scuola elementare di San Lorenzo a causa delle legge razziali nel 1938, che ha raccontato la sua esperienza: "Sulla mia pagella c'era scritto 'razza ebraica', nella mia scuola - dopo la mia espulsione - c'era scritto che ero assente per malattia e non ero mai tornata".

La cerimonia è stata chiusa dall'intervento del ministro Giannini che si è chiesta se "serve a qualcosa l'esercizio costante di riflessione e recupero di quel tragico momento? Credo fermamente di sì - ha risposto - e lo vediamo anche con la piantumazione di oggi: piantare un albero è anche un atto di amore fraterno che invoca una attesa di pace, libertà e giustizia che la nostra cultura ha consolidato nei secoli e che è stata ferita dalla Shoah". La cerimonia di oggi, ha aggiunto, è una cosa che "facciamo qua oggi e lo facciamo in tutta la scuola italiana, da tempo, intensificando di anno in anno il nostro impegno con un lavoro che si fa in maniera silente tutto l'anno e che ha un momento simbolico come questo, perché anche gli atti simbolici e i riti hanno un valore".
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