«Sono un bambino sporco», bimbo costretto
da mamma e papà a girare con cartello al collo

«Sono un bambino sporco», bimbo costretto da mamma e papà a girare con cartello al collo
Martedì 6 Dicembre 2016, 18:06 - Ultimo agg. 7 Dicembre, 10:18
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La scritta choc: «Sono un bambino sporco». Questo il cartello che un bimbo di 9 anni, nato a Donetsk in Ucraina e affidato alle cure di una famiglia italiana, doveva portare al collo come punizione. Una delle tante vessazioni umilianti a cui, secondo l'accusa, era costretto dai genitori adottivi con cui viveva in un paesino del torinese.

Ora il ragazzo, ormai 17enne, vive in una comunità a seguito di un provvedimento del Tribunale per i Minorenni di Torino, mentre la madre e il padre sono imputati per maltrattamenti. Il 13 dicembre, a Palazzo di Giustizia a Torino davanti al giudice Antonio De Marchi, verranno sentiti i testimoni della difesa, rappresentata dall'avvocato Valerio D'Atri. Il ragazzo si è costituito parte civile ed è seguito dal legale Emanuela Martini.

Ad accorgersi delle percosse e delle umiliazioni quotidiane erano state le maestre della scuola frequentata dal piccolo. Il bambino arrivava in classe con vestiti grandi, sporchi e puzzolenti, e sulla schiena aveva spesso dei lividi lasciati da una cinghia o da un bastone. «Mi facevano zappare l'orto sino a sera tardi - aveva raccontato agli inquirenti - E spesso mi fasciavano la testa con una benda per impedirmi di parlare». I genitori adottivi si sono sempre dichiarati innocenti. 
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