Nuova perizia sulla morte di Cucchi:
«Fu epilessia, non lesioni»

Nuova perizia sulla morte di Cucchi: «Fu epilessia, non lesioni»
Martedì 4 Ottobre 2016, 15:33 - Ultimo agg. 5 Ottobre, 22:35
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La morte di Stefano Cucchi avvenne «in maniera improvvisa e inaspettata a causa dell'epilessia in un uomo con patologia epilettica di durata pluriennale, in trattamento con farmaci anti-epilettici». La perizia del collegio nominato dal gip dell'inchiesta bis che coinvolge i carabinieri che la sera dell'arresto ebbero in consegna il geometra romano di 31 anni, fermato per droga il 15 ottobre 2009 e morto una settimana dopo all'ospedale Pertini di Roma, è solo l'ultimo tassello di una lunga vicenda giudiziaria.
 

 


Una vicenda, quella che ha portato alla morte di Stefano Cucchi, iniziata nella notte tra il 15 e il 16 ottobre del 2009 quando fu fermato all'ingresso del Parco degli Acquedotti perché trovato in possesso di circa 30 grammi di sostanza stupefacente. Il giorno dopo fu portato davanti al giudice monocratico per la convalida dell'arresto. Alle 13.30 dopo la convalida Cucchi fu affidato alla polizia penitenziaria e qualche tempo dopo il medico del tribunale si accorse che aveva alcune ecchimosi sulle palpebre e altre contusioni. Alle 15.45 arrivò a Regina Coeli ma poche ore più tardi fu trasportato al Fatebenefratelli dove furono riscontrate ulteriori lesioni.

A luglio appello bis conferma assoluzione dei 5 medici (AdnKronos) - A marzo 2015 il caso Cucchi è approdato all'esame della Cassazione. La Procura generale della capitale e i familiari di Stefano hanno infatti presentato ricorso alla Suprema Corte contro la sentenza che alla fine dell'ottobre dello scorso anno aveva assolto tutti gli imputati. Ed è arrivato un nuovo colpo di scena. Il 15 dicembre la Suprema Corte ha annullato l'assoluzione di cinque medici dell'ospedale Pertini dove era stato ricoverato il geometra deceduto dopo una settimana, disponendo un appello-bis per omicidio colposo.

Definitivamente assolti invece tre agenti di polizia penitenziaria, il medico che per primo visitò Cucchi e i tre infermieri finiti sotto procedimento. Il 18 luglio scorso, in appello, è stata comunque confermata, nell'appello bis, l'assoluzione per i 5 medici dell'ospedale Sandro Pertini di Roma. Intanto è stata aperta una seconda inchiesta sul caso Cucchi. Nella nuova indagine della procura di Roma sono indagati cinque carabinieri.

Alle 23 venne riportato in carcere ma il giorno successivo cioè il 17 ottobre fu trasportato al Pertini nel reparto protetto. La mattina del 22 ottobre Stefano Cucchi morì e da lì è iniziato il procedimento penale. A giudizio, davanti alla terza Corte d'Assise, presieduta da Evelina Canale, 12 persone: tre guardie carcerarie imputate di lesioni personali, sei medici dell'ospedale, di cui cinque rinviati a giudizio per abbandono di persona incapace e un sesto dirigente medico del Pertini, rinviato a giudizio per abuso d'ufficio e falso. Per abbandono di persona incapace sono stati rinviati a giudizio anche tre infermieri.

Già condannato con rito abbreviato a due anni di reclusione il funzionario del Dap, Claudio Marchiandi.
La sentenza è arrivata il 5 giugno e ha portato alla condanna dei medici coinvolti nel processo e all'assoluzione di agenti penitenziari e infermieri. Secondo le motivazioni Stefano Cucchi morì per la «sindrome da inanizione», cioè per malnutrizione. In appello però la sentenza è stata ribaltata. Il 31 ottobre 2014 tutti gli imputati nel processo per la morte di Stefano, anche i medici, sono stati assolti. «Una sentenza assurda, Stefano è morto ancora una volta», ha commentato il padre, Giovanni Cucchi.

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