Stupro delle studentesse, nessuno nel palazzo ha sentito urlare. Indagati due carabinieri

Stupro delle studentesse, nessuno nel palazzo ha sentito urlare. Indagati due carabinieri
Sabato 9 Settembre 2017, 08:52 - Ultimo agg. 09:11
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Firenze. Una parola definitiva si potrà avere solo con gli accertamenti scientifici. Le testimonianze delle ragazze hanno già aiutato gli inquirenti a ricostruire la vicenda, e ormai sembra chiaro a tutti che non si è troppo lontani dalla verità. Restano, però, tutta una serie di elementi sui quali la polizia dovrà fare chiarezza. Aspetti rimasti confusi e che porterebbero la storia verso altre direzioni. Innanzitutto, ci sono le testimonianze delle coinquiline delle due ragazze americane. Al capo della squadra mobile Domenico Profazio avrebbero detto di non aver sentito urlare, né di aver percepito qualcosa di strano. È pur vero che, a quell'ora della notte stavano dormendo e che le stesse vittime hanno spiegato di non aver avuto la capacità di reagire. Ma lo stato di confusione nei ricordi si è manifestato anche quando alle giovani sono state fatte vedere le foto dei due presunti violentatori. Non li hanno riconosciuti e questo potrebbe giocare anche a favore degli indagati, a meno che gli esami biologici e il Dna non li inchiodino alle responsabilità.

In attesa dell'interrogatorio da parte del procuratore di Firenze Giuseppe Creazzo, che potrebbe avvenire a breve, un fascicolo di indagine è stato aperto anche dalla procura militare di Roma, sebbene al momento sia contro ignoti. Mentre i due militari sotto accusa avrebbero già provato a ricostruire la loro verità con i superiori. Il capo pattuglia e l'appuntato hanno, rispettivamente, 40 anni e 25 anni. Il primo ha famiglia e tre figli e sarebbe arrivato da Roma da pochi mesi. I due non sarebbero stati così intimi tra loro, visto che era la prima volta che prestavano servizio insieme. Ora - potrebbe essere la difesa - cose così le fai solo se c'è complicità e non tra quasi sconosciuti. Inoltre, è facile immaginare che davanti a elementi scientifici più certi, si cercherà di insistere sulla strada del rapporto consenziente. Aspetto che potrebbe alleggerire il reato di violenza, ma non la situazione, visto che i militari comunque erano in servizio, in divisa e armati. «È il loro racconto contro il nostro - sarebbe la tesi difensiva - non ci sono altri riscontri. E poi nessuno nel palazzo ha sentito gridare». A giustificazione di una vicenda grave e soprattutto folle, c'è il fatto che i due erano con tanto di cappello e di divisa addosso, e che se anche il rapporto fosse stato consenziente avrebbero certamente evitato di farlo nell'androne di un palazzo dove poteva entrare chiunque. A meno di un momento di follia che pagheranno comunque molto caro.

A loro vantaggio, poi, c'è che vengono riconosciuti come due carabinieri dal temperamento tranquillo, che non hanno mai dato problemi. Forse avrebbero potuto portare le due ragazze in ospedale, chiamare il 118, visto lo stato in cui si trovavano. Perché nessuno sembra avere dubbi sul fatto che le abbiano realmente fatte salire sulla gazzella e accompagnate verso l'abitazione. Ma sembra che abbiano motivato la decisione con il fatto che le studentesse straniere, e gli studenti in genere, in questi casi chiedano di essere accompagnati a casa a smaltire la sbornia per evitare che la scuola li cacci.

Insomma, la storia è di quelle molto delicate e complicate da risolvere. Anche perché in queste ore, a Firenze, circolano dati sulla quantità di denunce per violenza sessuale presentate dai circa 4-5 mila stranieri che affollano le università cittadine. Circa 150-200 all'anno, che poi finiscono con un nulla di fatto (un novanta per cento di assoluzioni). Ma tanto dolore e guai per tutti.
c.man.

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