50 italiani nel 2016 hanno scelto
la dolce morte oltreconfine

50 italiani nel 2016 hanno scelto la dolce morte oltreconfine
Martedì 28 Febbraio 2017, 08:28
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Quanti sono? Tanti e sempre di più. Nel 2004 arrivavano 30 telefonate a settimana. Oggi le telefonate sono tre volte più numerose. «Chiamano soprattutto persone disperate. Una su tre decide di iscriversi per portare avanti la battaglia dell’associazione e sostenere il messaggio politico ma hanno almeno un inizio di malattia grave e vogliono avviare la procedura per essere liberi di decidere dopo quando andare». Il 20-30% di coloro che chiedono il nostro aiuto sono malati psichici, patologie difficili da capire ed esaminare anche per i medici svizzeri». Alla fine nel 2016 sono stati 50 gli italiani che sono andati a morire in Svizzera. Sono invece stati 225 gli italiani che hanno chiesto informazioni all’associazione Luca Coscioni, spiega il segretario Filomena Gallo. Di questi, 117 hanno deciso di andare in Svizzera. Non tutti sono morti: alcuni, dopo i test che hanno dato il nulla osta dei medici, hanno scelto comunque di rientrare in Italia. «Si sono garantiti la certezza di poterlo fare e hanno scelto di pensarci ancora», spiega.
Bastano 10 minuti per ottenere il suicidio assistito dal momento di attivazione delle procedure mediche e farmacologiche. Ma è molto più lunga e complessa la procedura che attiva l’accesso alla morte. Il primo passo, spiega Coveri, è chiamare per informarsi. Le persone devono essere perfettamente in grado di intendere e di volere e avere una malattia grave, irreversibile e accertata. Gli altri non sono ammessi. Un giorno, per esempio, Coveri ha ricevuto due richieste per pazienti minorenni da parte di genitori disperati. «Non abbiamo potuto fare nulla perché non è consentito dalla legge svizzera».
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