Ricostruzione, fondi Ue
380 milioni pronti subito

Ricostruzione, fondi Ue 380 milioni pronti subito
di Francesco Pacifico
Domenica 28 Agosto 2016, 15:10
4 Minuti di Lettura
Sulla portaerei Garibaldi, lo scorso 22 agosto, Angela Merkel era stata perentoria con Matteo Renzi: «Il patto di stabilità contiene già molta flessibilità». Ma dopo il sisma che finora ha causato 291 morti tra Lazio e Marche anche la Germania sarebbe scesa ai più miti consigli. E, come i tedeschi, anche il presidente della Commissione, Jean Claude Juncker, avrebbe aperto informalmente alle richieste dell’Italia di rivedere gli obiettivi di bilancio. Nonostante la prossima manovra sia ancora un cantiere aperto, da tempo il Belpaese ha chiesto anche nel 2016 di poter fare politiche di sviluppo, finanziandole in deficit. Si spera in uno sconto sul disavanzo tra i dieci e gli undici miliardi di Pil.
Fino a qualche giorno fa la trattativa sembrava in salita. Ma adesso questi soldi sono ancora più necessari in prospettiva della ricostruzione post sisma, che sul versante europeo beneficerà sicuramente delle risorse inserite nel Fondo Ue di solidarietà a sostegno delle aree colpite da eventi naturali. Dovrebbero arrivare in Italia tra i 350 e i 380 milioni di euro, trenta dei quali subito spendibili. Attraverso canali collegati alla spesa corrente, si possono liberare altre risorse per le imprese, come i 5 milioni di euro di contributi Pac richiesti attraverso 958 domande presentate dalle imprese agricole operanti nei 16 comuni colpiti dal sisma.

Il Fondo per le emergenze è sempre stato generoso con le esigenze italiane. Soltanto per il sisma dell’Emilia l’Europa erogò un finanziamento complessivo di 670 milioni di euro. Furono invece 494 i milioni destinati a L’Aquila. Adesso da Bruxelles avrebbero già fatto sapere di aspettare soltanto la documentazione necessaria dall’Italia per avviare le pratiche. Entro dodici settimane dal sisma Roma deve quantificare i danni, certificare le coperture esistenti, quindi chiedere all’autorità europea di compartecipare al finanziamento delle risorse necessarie. A Palazzo Chigi girano stime molto provvisorie, che spingono a ipotizzare uno stanziamento tra i 350 e i 380 milioni.
In teoria il limite massimo per due regioni (Lazio e Marche) sarebbe sui 354 milioni, anche contando il finanziamento italiano al bilancio Ue e il numero della popolazione interessata. Ma non si esclude, come avvenne per l’Emilia–Romagna, un’integrazione dell’Europarlamento. Senza contare che il regolamento del fondo aiuta non poco l’Italia: prevede di finanziare soltanto la ricostruzione di beni non coperti da assicurazione. Una modalità, questa, quasi sconosciuta nel nostro territorio.

Non poco per il futuro commissario alla ricostruzione (al riguardo sta girando il nome dell’ex governatore emiliano Vasco Errani, che però smentisce), il quale dovrebbe contare anche sui 234 milioni del Fondo per le emergenze nazionali. Ma questa è soltanto una parte, anche minoritaria, della partita finanziaria in corso tra Roma e Bruxelles.
Il sisma ha infatti scatenato gli appetiti italiani sulla flessibilità. Fino a qualche giorno fa a delineare la strategia era stato il ministro dell’Economia, Pier Carlo Padoan. L’ex vicedirettore di Ocse e Fmi, non a caso uomo di fiducia della Commissione, aveva imposto ai suoi colleghi una linea molto sobria: manovra light con poche voci (in quest’ottica meglio potenziare il salario di produttività che ridurre l’Irpef, limitare la portata dell’Ape), tagli di spesa e un nuovo pacchetto di infrastrutture per attivare ancora una volta la clausola per gli investimenti. Una visione minimalista non più in voga in queste ore.

Il ministro delle Infrastrutture Graziano Delrio, per esempio, ha lanciato la proposta di un accordo quinquennale per finanziare, con la flessibilità sul deficit, un piano strutturale molto ambizioso. Matteo Renzi, invece, guarda al Casa Italia: un progetto che da un lato risulta un’edizione più ampia del Piano condomini allo studio al Mise e dall’altro somma i bonus per le ristrutturazioni, che comprendono anche le opere sul versante energetico e quello sismico. Da segnalare poi che anche il sottosegretario all’Economia, Benedetta De Micheli, ha chiesto alla Ue di poter contribuire al finanziamento della ristrutturazione delle abitazioni private. In fondo indispensabile in un Paese dove proprietari e inquilini ottengono meno del 40 per cento di quanto speso.

I trattati dell’Unione europea non prevedono riduzioni del deficit in relazione alla spesa destinata ad affrontare eventi naturali. La Commissione, finora, ha soltanto aperto a un “risarcimento” dei costi per l’emergenza. In passato Bruxelles ci rifiutò uno sconto sul deficit dopo i terremoti de L’Aquila e quello dell’Emilia. Poi, nel Fiscal Compact, Roma fece inserire la clausola degli eventi straordinari e irripetibili. Usata dall’attuale governo per la prima assistenza ai migranti. Ma questa regola garantisce uno sforamento di solo lo 0,1 per cento di Pil. Renzi punta a cifre più alte.
© RIPRODUZIONE RISERVATA