La terra trema ancora: nuovi crolli
Procura indaga per disastro colposo

Pescara del Tronto
Pescara del Tronto
Giovedì 25 Agosto 2016, 07:16 - Ultimo agg. 26 Agosto, 13:43
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La terra continua a tremare: nel primo pomeriggio di giovedì una nuova forte scossa, di grado 4.3, ha angosciato la gente già provata di Amatrice, Accumoli, Pescara e Arquata del Tronto. Ancora crolli soprattutto nel reatino. Ed è una corsa contro il tempo per estrarre gente viva dalle macerie.

Il bilancio delle vittime cresce di ora in ora: 250 i morti, per l'ultimo bilancio della Protezione Civile, secondo la quale a pagare il tributo più pesante è Amatrice con 193 morti, 11 ad Accumoli, 46 nella zona di Arquata nelle Marche. Ma da Amatrice arriva l'aggiornamento a 204 vittime e dunque si tratterebbe di un numero complessivo destinato ancora a crescere. I feriti sono 365. Stasera sono arrivate le prime misure decise dal consiglio dei ministri: deliberato lo stato d'emergenza con un primo stanziamento - ha annunciato il premier Matteo Renzi - di 50 milioni di euro. Gli interventi saranno coordinati dalla Protezione civile. Stabilita anche la sospensione, nelle aree interessate dal sisma, degli adempimenti fiscali.

Ieri si è riunita la Commissione Grandi Rischi per fare un'analisi di quanto accaduto. Da aggiornare dunque la conta delle vittime. E Fabrizio Curcio, capo del Dipartimento della Protezione Civile, non nasconde che questo sisma che ha colpito ieri l'Italia centrale possa avere alla fine, in termini di vittime, «dimensioni peggiori di quello dell'Aquila», dove i morti furono 309. Stessa sensazione è espressa dal presidente della Regione Lazio Nicola Zingaretti: «Temo che le vittime aumenteranno e non di poco».

Comunque estratte vive finora 215 persone. L'opera dei soccorritori prosegue senza soste nonostante le 600 scosse che colpiscono l'area dalla scorsa notte. Oltre 2mila - ha riferito il ministro dell'Interno Angelino Alfano - le persone impegnate giorno e notte tra vigili del fuoco e operatori della sicurezza. E purtroppo oggi si registra anche il primo arresto, ad Amatrice, per sciacallaggio. I carabinieri hanno fermato un 45enne originario di Napoli, pluripregiudicato, che tentava di introdursi in un'abitazione forzandone la porta con un cacciavite. Ma accanto all'emergenza, con le tendopoli già allestite vicino ai paesi colpiti, e la macchina della solidarietà che si è attivata in tutta Italia, arriva anche il momento della ricerca delle responsabilità e per questo la Procura di Rieti ha aperto un fascicolo con l'ipotesi di disastro colposo.

L'inchiesta dovrà far luce anche sui crolli che hanno interessato edifici ristrutturati di recente, come il campanile di Accumoli e la scuola di Amatrice. E a proposito di scuola, è una lotta contro il tempo per far sì che i ragazzi non perdano giorni in queste condizioni di emergenza. Questa notte saranno oltre 1.200 le persone a dormire nelle tendopoli. Questo il numero almeno di quanti hanno chiesto assistenza alla Protezione Civile. La prima notte solo in 600 hanno scelto la tenda (a disposizione in teoria ci sono 3.500 posti letto). Molti hanno dormito nelle auto per stare più vicini alle loro case. Altri ancora hanno trovato ospitalità da amici o parenti.



registrato intanto il primo caso di sciacallaggio: arrestato ad Amatrice un pregiudicato giunto da Napoli. 

 

 


«Sono stremati dalle scosse», sottolinea uno dei soccorritori riferendosi agli sfollati. «Abbiamo portato cibo e coperte a volontà», ha spiegato Sergio Pirozzi, sindaco di Amatrice. «Molti - ha aggiunto - sono stati quelli che hanno preferito cercare di dormire un po' nelle loro auto».

Complessivamente è di 5400 il numero del personale impegnato in questo momento per i soccorsi. Circa 1000 gli uomini delle forze di polizia in campo e più di 1000 le unità del Corpo nazionale dei vigili del fuoco. A questi si aggiungono 400 unità delle forze armate e più di 3 mila persone che fanno parte del volontariato, delle associazioni locali delle regioni interessate (dalla Croce Rossa, al Soccorso Alpino, alle società che si occupano dei servizi essenziali). In questi 3 mila non ci sono le unità delle amministrazioni locali dei comuni coinvolti, le Regioni e le Prefetture e chi lavora «senza essere visto», per esempio nelle sale operative.  Il dato è stato fornito nel corso della conferenza stampa della Protezione civile, a Roma.


 

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