Pochi sfollati nelle tendopoli,
prima notte in auto. «Arriverà la schicchera»

La prima tendopoli completata ad Accumoli
La prima tendopoli completata ad Accumoli
Mercoledì 24 Agosto 2016, 22:15 - Ultimo agg. 25 Agosto, 14:44
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Le migliaia di sfollati che si contano tra Lazio e Marche a seguito delle violente scosse di terremoto che hanno colpito l'area intorno ad Accumoli (Rieti) hanno passato la loro prima notte in tenda, lontani dalle loro case, andate completamente distrutte o rese inagibili. E il freddo ha complicato le cose. In Appennino durante la notte le minime nelle zone colpite sfioreranno i dieci gradi.

«L'affluenza nelle aree di accoglienza già attrezzate è stata minima la scorsa notte, molto al di sotto delle possibilità ricettive. Questo perché molte persone hanno scelto di trascorrere in auto o i altri ricoveri di fortuna le ore notturne»: è quanto ha detto il capo del Dipartimento della Protezione Civili Fabrizio Curcio, intervistato dal Gr1 sul terremoto che ha colpito il centro Italia. 
 

 
 
Incubo sciacalli. Soccorritori e forze dell'ordine segnalano il moltiplicarsi di episodi di sciacallaggio nel comune di Arquata, e in particolare nella frazione di Pescara del Tronto spazzata via dal terremoto di ieri.

Secondo i soccorritori, in molti casi, si sono verificati episodi già nel corso della prima notte del sisma. Mentre stamani i carabinieri hanno intensificato i controlli in tutta l'area, dove lo stato della distruzione facilita il compito degli 'sciacalli'. 
 


Un altro grande centro è stato allestito a Rieti, mentre gli albergatori dell'Aquila hanno messo a disposizione le proprie strutture. Ovunque è il terrore che domina gli sguardi dei sopravvissuti. 
 


Chi può ha messo al riparo mobili, elettrodomestici, e qualsiasi cosa sia stata risparmiata dal sisma. Un gruppetto di diciottenni ha scelto di ripararsi in una giostra per ragazzini: «L'importante è che stiamo tutti insieme, questa è casa nostra», dicono tra rabbia e commozione. Temono anche loro «un'altra schicchera», una nuova scossa violenta. E non vogliono muoversi dalla giostra. Tra i più anziani quello che fa più terrore è un'altra minaccia, il crollo della vicina diga di Scaldarello.



Il terremoto, che qui è stato apocalittico, li ha scioccati: «Mai vista una cosa del genere in oltre cinquant'anni». In quasi tutte le frazioni dell'area le strade sono deserte. Famiglie in lacrime caricano i bagagli in auto e vanno dai parenti a Roma, Firenze, Ancona, o se possibile ancora più lontano. Tutto intorno scende il silenzio, e la paura domina i cuori di migliaia di persone.

IL RACCONTO DI FERNANDO Una casa crollata, nel sisma di Amatrice. Cumoli di detriti da cui si sentivano i lamenti di un ragazzo: è così che ieri un gruppo di persone si è rimboccato le maniche per estrarre dalle macerie un giovane peruviano, sui vent'anni. A raccontare quei momenti e l'emozione provata è Fernando Scasciafratti.

«Ieri ero qui, una casa era crollata e ho preso parte al salvataggio di un ragazzo rimasto sotto le macerie insieme a una bimba, alla madre e a una badante - racconta - abbiamo levato i sassi uno ad uno con le mani, ci sono volute due ore, ma alla fine siamo riusciti a tirarlo fuori. Sentiva freddo ed era sotto choc». «Appena l'ho visto l'ho baciato e gli ho detto: 'è finita, non ti preoccupare adesso va tutto benè. E per distrarlo, mentre era in barella, gli ho chiesto per quale squadra tifa». Scasciafratti è anche stamattina ad Amatrice: «Lavoro come cantoniere alla provincia di Rieti, dobbiamo fare una ricognizione delle strade per segnalare eventuali dissesti».

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