Terremoto, viaggio nel paese dell’epicentro: «Ci sembrava la fine del mondo»

Visso
Visso
di Italo Carmignani
Giovedì 27 Ottobre 2016, 00:00 - Ultimo agg. 11:47
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VISSO -  Silenziosa e feroce la terra torna a tremare, senza preavviso, trascinando massi sulle strade, facciate sulle piazze. Per ora non chiede il prezzo della vita, solo paura, grida e feriti, ma solo lievi. Visso, Ussita, Castelsantangelo sul Nera e Norcia, tra le Marche e l’Umbria le cittadine più colpite. La prima botta arriva alle 19.10, quando sono tutti ancora nelle case e Roma chiude gli uffici e i negozi. A Preci, cuore della Valnerina viene giù il rosone della chiesa di Sant’Eutizio, a Norcia le mura antiche della città. La paura corre con la stessa velocità della magnitudo e Amatrice come Arquata del Tronto e come mezza Italia centrale, alza gli occhi al cielo e comincia a pregare. 

 
 
«A CASA NON TORNIAMO»
L’epicentro è Castelsantangelo sul Nera, il paese dove più volte è caduto il cuore del terremoto e che troppo spesso è stato dimenticato da chi traccia le mappe del cratere. Da ieri sera però, il piccolo paese tra i Sibillini non conta più la distrazione dei soccorritori, come invece in cuor suo avrebbe voluto. A Campi di Norcia crolla la chiesa di San Salvatore, mentre danni rilevanti si registrano nella chiesa della Madonna delle Grazie, in pieno centro a Norcia. Nuovi problemi anche nelle strade che collegano la Valnerina. Tra la prima e la seconda scossa, sono state avviate le procedure per chiudere il collegamento con Arquata del Tronto, quindi la galleria di Forca Canapine. La scossa delle 21.19, avvertita anche dagli automobilisti di passaggio, ha fatto registrare nuovi crolli, anche alle mura della cittadina di San Benedetto. Crolli diffusi anche a Cascia, dove il sindaco Gino Emili ha riferito che «sono in corso verifiche e sopralluoghi, ma non risultano danni alle persone». A Spoleto, soprattutto dopo la seconda forte scossa, molta gente si è riversata in strada: «Noi a casa non ci torniamo», hanno detto alcuni residenti del centro storico. A rendere la situazione ancora più complicata la fittissima pioggia iniziata a cadere nel pomeriggio. Ma il peggio deve ancora venire. Senza annunciarsi, il secondo colpo arriva 21.19, porta una forza di magnitudo 5.9, appena un punto in meno di quella della notte dei quasi 300 morti, il 24 agosto. E’ ancora Castelsantangelo l’epicentro, è ancora quel paese a oscillare come fronda d’albero al vento. Lungo la strada per Visso, pochi chilometri da Norcia, i massi si staccano dalle montagne come fossero quadratini di zucchero. Sono grandi come macchine e chi si trova in mezzo pensa sia «arrivata la fine del mondo».

«NON SENTO MIA MADRE»
La scossa dura tre quattro secondi e bastano per smettere di respirare e cominciare a invocare il cielo. A Visso le case crollano sulle auto, ma nelle abitazioni non c’è più nessuno. Tutti in strada, tutti a gridare ogni volta che la terra torna a scuotersi come volesse scrollarsi di dosso un peso. Gli esperti, come padre Martino Siciliani, ricordano che le scosse dell’altra notte, sono figlie dello stesso originario terremoto, quello di gosto. Ma non è una consolazione. Altri esperti sostengono che questo ritorno era possibile. Oggi nessuno andrà a scuola in tutta la Valnerina, a Spoleto come a Perugia. Intanto la terra continua a tremare e Visso è praticamente isolata dal mondo. Racconta Lucia, gli occhi consumati dalla paura e dal pianto: «Non sono riuscita a raggiungere mia madre tra le montagne, l’ho solo sentita al telefono. Non sono tranquilla e come sarebbe possibile esserlo?». Per tutta la notte le scosse hanno proseguito senza sosta. Tumultuose e senza scampo.

 

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