Torture e stupri ai migranti in Libia prima della traversata: in carcere

Torture e stupri ai migranti in Libia prima della traversata: in carcere
Martedì 27 Giugno 2017, 09:08 - Ultimo agg. 12:48
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Un somalo di 23 anni, individuato nell'hotspot di Lampedusa, è stato fermato dalla polizia, su disposizione della procura-Dda di Palermo: l'uomo è sospettato di far parte di un'associazione per delinquere, armata, di carattere transnazionale, dedita a commettere reati contro la persona, ed in particolare, tratta di persone, sequestro di persona, violenza sessuale, omicidio aggravato e favoreggiamento dell'immigrazione clandestina.

Come fa sapere la polizia, in particolare l'uomo, T.M.A., è stato riconosciuto come uno dei responsabili di torture e sevizie perpetrati in Libia in una struttura nei pressi della zona agricola di Hudeyfà, in territorio di Cufrà, dove i migranti venivano privati della libertà personale prima di intraprendere la traversata in mare per le coste italiane.
«Al mio arrivo Mohamed il somalo era già nella struttura. Lui picchiava i migranti. Si divertiva ad umiliarci e a farci pesare la sua supremazia. Mi ricordo che una volta lo stesso libico, a cui la struttura appartiene, lo ha ripreso perché ci picchiava così forte da ridurci in fin di vita», ha raccontato uno dei migranti vittima delle sevizie che il 23enne faceva con tubi di gomma e minacciandoli con armi da fuoco.

Le indagini su T.M.A., avviate fin dal 27 maggio scorso, giorno dello sbarco a Lampedusa, sono state condotte dalla seconda divisione del Servizio centrale operativo della Polizia di Stato, dalla squadra mobile di Palermo, diretta da Rodolfo Ruperti e dalla squadra mobile di Agrigento, diretta da Giovanni Minardi. L'arrestato, a Lampedusa, avrebbe minacciato le sue vittime, anche minorenni, per convincerle a non denunciarlo alla polizia italiana. Il fermato è stato associato alla casa circondariale di Agrigento a disposizione della competente autorità giudiziaria.

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