Treni vecchi e ticket più costosi
tra la Campania e la Calabria

Treno regionale
Treno regionale
di Serafina Morelli
Lunedì 12 Dicembre 2016, 13:23 - Ultimo agg. 13 Dicembre, 09:35
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Campania e Calabria viaggiano a rilento con treni che non sono all’altezza di un trasporto moderno ed efficiente. I servizi diminuiscono, mentre i costi aumentano sempre di più. Inoltre, un dato preoccupante, messo in evidenza dal Report di Legambiente “Pendolaria 2016”, riguarda l’età media dei convogli in circolazione sulla rete regionale: 17,2 anni con differenze rilevanti nella penisola. Ad esempio in Valle D’Aosta l’età media è di 9,2 anni; in Campania di 18,3 e il 70,3% dei treni ha più di 15 anni; mentre in Calabria i convogli hanno oltre 22 anni e quelli con più di 15 anni sono addirittura il 71,3 per cento.

Insomma, i convogli sono pochi, sempre più vecchi, sovraffollati e spesso sono privi di aria condizionata, nonostante siano circa tre milioni i pendolari che ogni giorno li utilizzano per raggiungere i luoghi di lavoro o studio. E il rapporto Legambiente fotografa quest’Italia a due velocità che ai Frecciarossa contrappone i treni regionali, dove i ritardi e disservizi non sono più una situazione eccezione.

Il report “Pendolaria 2016” fa emergere che dal 2010 ad oggi, a seguito della riduzione dei trasferimenti da parte dello Stato, si possono stimare tagli nel servizio ferroviario regionale pari al 6,5% e negli intercity del 19,7%. Solo in pochissime regioni è aumentano il servizio, in tutte le altre è stato ridotto. Il tagliopiù consistente è stato del 26,4% e riguarda proprio la Calabria che, a fronte di un servizio carente, ha visto, però, aumentare il costo dei biglietti del 20%. In Campania invece i servizi si sono ridotti del 15,1% ma le tariffe hanno subito un aumento del 36,1%, Ma a bordo di «Circumvesuviana, Cumana, Circumflegrea e Alifana gestite da Eav, viaggiano ogni giorno quasi 300mila persone in situazioni disastrose e inaccettabili».

Nella top ten delle peggiori linee per i pendolari, al secondo posto c'è proprio la Circumvesuviana che «da anni – secondo Legambiente – rappresenta la vergogna della mobilità in Campania. L’utente medio della “Circum” ormai non fa più caso ai ritardi, La speranza, piuttosto, è che la corsa non rientri tra le diverse centinaia cancellate ogni anno. E una volta saliti a bordo non resta che sperare di poter proseguire fino alla meta senza intoppi. Fino al 2003 la Circumvesuviana assicurava più di 500 corse al giorno, oggi i numeri sono dimezzati. Questo perché fino al 2010 i treni in circolazione erano 94 poi si è assistito ad una lenta ed inesorabile parabola discendente. Allo stato attuale, salvo guasti, viaggiano 56 treni, ma ne occorrerebbero almeno 70 per garantire un servizio dignitoso ai pendolari».

Non sta meglio la Calabria e in particolare è la fascia jonica ad essere più colpita e penalizzata ma in generale «sia che si tratti di convogli gestiti da Trenitalia sia per quelli di Ferrovie della Calabria – riporta Legambiente nel report -, si vedono circolare treni (circa 120 in tutto) che aggravano la già difficile situazione del servizio, creando molto spesso ritardi a causa di porte guaste. Anche i livelli di comfort dei pendolari sono desolanti vista l’assenza di climatizzatori nella grande maggioranza delle carrozze e dei guasti molto frequente anche ai servizi igienici».

Tra le linee più disastrate d’Italia non c'è il collegamento Catanzaro Lido-Lamezia Terme, ma la tratta Reggio Calabria-Taranto: una linea fondamentale di collegamento tra le regioni del Sud che vede continui tagli e l’uso di treni sempre più vecchi, malgrado il ruolo fondamentale che potrebbe avere nel collegare gli oltre 40 centri urbani e turistici lungo il percorso. Eppure, l’infrastruttura esiste dal 1875, con 470 chilometri lungo la costa e un enorme bacino di utenza, pari a più della metà della popolazione calabrese. La linea è a binario unico e con il nuovo orario da Reggio a Taranto, vi saranno solo 4 collegamenti al giorno (di cui un solo Intercity diretto con oltre 7 ore di viaggio) e il treno più veloce impiega 6 ore e 15 minuti, con tre cambi a Paola, Castiglione Cosentino, Sibari. Ma da Sibari il treno non passa più, per cui si continua in autobus. Paradossalmente «i pullman – scrive Legambiente - risultano più competitivi e, ad esempio partendo da Villa San Giovanni, impiegano 5 ore e 45 minuti». Nel corso degli ultimi tre anni la Regione Calabria ha tagliato «circa 20 milioni di euro che ha portato alla soppressione di altri treni regionali tra Reggio Calabria e Metaponto».

A quanto pare non si intravede un cambio di rotta. Nulla è cambiato con il passare degli anni e drammatica resta la situazione dei collegamenti in Calabria. La speranza dei pendolari, al momento, resta una sola: arrivare almeno a destinazione.
 
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