Woodcock, il Csm
​e la procura senza capo

di Oscar Giannino
Mercoledì 28 Giugno 2017, 08:19 - Ultimo agg. 08:32
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Il danno alla credibilità istituzionale che la Procura di Napoli riceve dagli sviluppi dell'indagine Consip è grave. E ciò rende inaccettabile, al limite della vergogna, il ritardo con il cui Consiglio superiore della magistratura sta affrontando la nomina del nuovo procuratore capo.

Già a febbraio, al pensionamento del procuratore Giovanni Colangelo, che a Napoli ha coordinato l'ufficio dell'accusa dal 2012, scoppiarono polemiche che riconducevano il motivo del suo addio all'indagine Consip sul «Giglio magico», invece che fattualmente alla mancata proroga dell'età di pensionamento dei magistrati da 70 a 75 anni, rimasta solo per i vertici di Cassazione. E subito il Csm fece sapere ai giornali che la nomina del successore sarebbe stata a maggior ragione accelerata. Eppure passano i mesi, ma la nomina manca. Anzi, è stallo pieno. E dietro lo stallo, purtroppo, le ragioni sono le stesse del ritardo da parte del Csm nella nomina di molti ruoli giudiziari apicali: la lotta aperta tra correnti della magistratura, l'intreccio tra nomine e scadenze che pregiudica l'accordo tra questa e quell'anima della magistratura associata. Che critica tanto la politica, ma ha assunto nell'esercizio del suo autogoverno le stesse forme estreme e degenerate proprie del correntismo politico.

Si sa da mesi che i candidati di maggior spicco alla nomina di procuratore di Napoli sono Federico Cafiero de Raho, procuratore di Reggio Calabria, e Giovanni Melillo, sostituito procuratore generale a Roma ed ex capo di gabinetto del ministro Orlando. Tutti e due sono stati sostituti e aggiunti all'ufficio che aspirano a guidare. De Raho da procuratore aggiunto a Napoli ha coordinato la Dda per le indagini contro il clan dei casalesi. Melillo è stato sostituto anche alla Procura nazionale antimafia, ha ricoperto un incarico anche al Quirinale ma, più giovane di de Raho, non ha mai diretto una Procura. A loro si aggiunge, come candidato considerato outsider, Leonida Primicerio, procuratore generale a Salerno.

Senonché la nomina annunciata per prima di Pasqua è sempre slittata. Le correnti sono divise, tra loro e al loro interno. Unicost, la corrente di centro, sembra solidale con de Raho, mentre Magistratura indipendente è spaccata e c'è chi tifa Melillo. Spaccata è anche Area, la corrente di convergenza delle diverse anime della sinistra. Malgrado de Raho abbia a lungo militato in Magistratura Democratica, c'è chi è contro di lui per il figlio avvocato a Napoli. E c'è chi è contro Melillo per la sua recente esperienza al ministero, visto che l'indagine Consip investe i vertici del Pd, il ministro indagato Lotti e la famiglia Renzi.

Il tutto è ulteriormente complicato dal fatto che entrambi sono candidati anche a succedere ai vertici della Direzione nazionale antimafia, alla cui guida Franco Roberti scade l'autunno prossimo. Motivo per il quale le correnti pensano che forse sarebbe meglio prendere altro tempo e procedere alle due nomine insieme, in modo da evitare che chi perde Napoli oggi riperda magari anche la Dna domani. 

Il prossimo appuntamento alla commissione nomine e incarichi del Csm è per il 6 luglio. Vedremo. Ma i motivi del ritardo che vi abbiamo descritto sembrano uscire dalle cronache di un congresso della Dc di 40 anni fa. Mentre la Procura di Napoli ha bisogno di serenità e fermezza ora, non tra sei mesi. Date dunque per certa un cosa, cari componenti del Csm: d'ora in avanti su queste colonne vi incalzeremo a voce alta perché facciate al più presto il vostro dovere, e in caso contrario vi additeremo ai napoletani come responsabili di una dilazione che sfiora l'abuso. Non è possibile che le correnti togate vengano prima dell'interesse a istituzioni salde.
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