"Yara è stata uccisa per movente sessuale":
e Bossetti sbotta in aula contro l'avvocato

"Yara è stata uccisa per movente sessuale": e Bossetti sbotta in aula contro l'avvocato
Venerdì 20 Maggio 2016, 14:37 - Ultimo agg. 21 Maggio, 12:56
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Il legale del papà e della sorella di Yara Gambirasio, l'avvocato Enrico Pelillo, oggi al processo contro il carpentiere di Mapello accusato dell'omicidio della ginnasta tredicenne, ha avuto parole dure nei confronti della moglie di Bossetti: «Marita Comi è stata reticente». Quanto a Bossetti, lo ha definito «un mentitore seriale, la cui memoria va e viene a seconda della sua convenienza». 

«Il movente dell'omicidio di Yara è chiaro e limpido ed è di natura sessuale», ha detto l'avvocato Pelillo, intervenendo oggi nell'arringa al processo contro Massimo Bossetti. Nel momento in cui il legale dei Gambirasio ha ricostruito come sono andati secondo lui i fatti, l'imputato è sbottato, rompendo il silenzio: «Non è vero niente!», ha esclamato. 

FAMIGLIA GAMBIRASIO CHIEDE 1,4 MILIONI Un risarcimento di un milione e 400 mila euro. È quanto ha chiesto l'avvocato Enrico Pelillo per il papà e la sorella maggiore di Yara Gambirasio, oggi al processo contro Massimo Bossetti. Nel dettaglio, Pelillo ha domandato 983.970 euro per papà Fulvio e 427.260 per la sorella Keba per un totale di 1.411.230 euro e comunque una provvisionale di non meno di 300 mila euro per Fulvio e 150 mila per Keba. Il risarcimento di 1,4 milioni di euro è stato chiesto solo a nome del papà e della sorella Keba, rappresentati dall'avvocato Enrico Pelillo.

È di un milione e 800 mila euro invece la richiesta di risarcimento avanzata dall'avvocato Andrea Pezzotta per conto della mamma di Yara Gambirasio, Maura Panarese, a Massimo Bossetti, a processo per l'omicidio della ragazzina. La richiesta è arrivata oggi in tribunale a Bergamo, durante l'intervento del legale di parte civile della famiglia Gambirasio. Nel dettaglio, l'avvocato Pezzotta ha chiesto un risarcimento di 1.838.000 euro per la mamma di Yara. Vanno a sommarsi ai 983.970 euro e ai 1.411.230 euro che stamattina l'avvocato Enrico Pelillo ha chiesto come risarcimento rispettivamente per il padre e la sorella di Yara. Complessivamente la famiglia Gambirasio ha dunque chiesto un risarcimento pari a quattro milioni 233 mila 200 euro. 


"DNA PROVA INCONFUTABILE" «Il dna è una prova stoica, inossidabile, inconfutabile, è un macigno: è la firma di Massimo Bossetti al delitto di Yara». Lo ha dichiarato l'avvocato Enrico Pelillo, legale della famiglia Gambirasio, nella sua arringa in corso stamattina al processo a carico di Massimo Bossetti, in tribunale a Bergamo. «Non si tratta dunque di un processo indiziario, ma basato su questa, e non solo questa, prova fondamentale», ha aggiunto Pelillo, che ha invitato la corte, quando sarà in camera di consiglio, a evitare ogni condizionamento mediatico attorno al processo. 


Sottolineato che la prova principale contro Massimo Bossetti è il dna, l'avvocato della famiglia Gambirasio, Enrico Pelillo, ha elencato le altre prove contro il carpentiere di Mapello, «perché ce ne sono anche altre», ha evidenziato: «Del resto non ho mai visto un'indagine scientifica così inconfutabile». Ha quindi fatto riferimento ai contenuti del computer di Bossetti, alle fibre compatibili con quelle del suo furgone, alle sferette di metallo pure trovate sul corpo di Yara e che «può aver raccolto solo sul furgone dell'imputato». 

«Quando, nel 2012, anche sua madre venne sottoposta al confronto del dna e non emerse nulla, Bossetti deve aver tirato un sospiro di sollievo, pensando di averla fatta definitivamente franca». È quanto ha detto nel corso della sua arringa l'avvocato Enrico Pelillo, legale della famiglia Gambirasio. Il legale si è riferito al fatto che inizialmente, per un errore nei laboratori, il dna di alcune persone, tra cui quello di Ester Arzuffi, madre di Bossetti, era stato erroneamente confrontato con il campione genetico di Yara e non di 'Ignoto 1', la traccia genetica dell'assassino trovata sui leggings della vittima.

Per questo il confronto tra il dna della madre di Bossetti e quello di Yara, anziché di 'Ignoto 1', non aveva fornito alcuna corrispondenza, poi arrivata solo in seguito, dopo che una perizia dei consulenti della famiglia Gambirasio ha fatto emergere l'errore. «Nella prima fase dell'indagine il segreto istruttorio sembrava inesistente - ha rimarcato Pelillo - e ogni dettaglio diventava pubblico. Bossetti deve essersi sentito al sicuro quando si è saputo che il padre di 'Ignoto 1' era tale Guerinoni, per lui del tutto sconosciuto». È poi emerso che 'Ignoto 1' e quindi Bossetti per l'accusa è un figlio illegittimo proprio di Giuseppe Guerinoni, nel frattempo deceduto. 

LE LETTERE «Le lettere che Bossetti ha inviato ad una detenuta sono indicative dei suoi gusti sessuali, in linea con le ricerche trovate nel computer della famiglia: in entrambi si parla di dettagli intimi simili», ha detto l'avvocato Pelillo, legale della famiglia Gambirasio (rappresenta in aula il padre di Yara, Fulvio, e la sorella maggiore, Keba, mentre la mamma Maura Panarese è rappresentata dall'avvocato Andrea Pezzotta).

L'imputato di fronte alle parole dell'avvocato di parte civile ha più volte riso in aula e ha scosso la testa come per esprimere disapprovazione. 

KILLER SCALTRO «L'assassino di Yara è una persona scaltra: ha perquisito la vittima, mettendo poi tutti gli oggetti nella tasca destra del giubbotto. E ha sottratto il cellulare, lasciando lì solo batteria e sim card». «Noi non abbiamo mai cercato un colpevole, ma il colpevole - ha ribadito - e lo abbiamo fatto a costo di sbattere il naso ovunque».

«Dopo la scomparsa di Yara anche la sua famiglia è stata oggetto di indagine da parte del pm, che ha fatto bene. Fulvio è stato letteralmente massacrato da certa stampa. Quando poi è stato ritrovato il corpo, tre mesi dopo la scomparsa, sono stato contento per la famiglia, perché peggio di un figlio assassinato c'è solo un figlio scomparso».

«In tutto questo periodo - ha aggiunto l'avvocato Pelillo - la famiglia Gambirasio ha vissuto con dolore, riserbo, pudore e dignità». In aula è presente come sempre l'imputato, che indossa un maglione lilla e ha masticato una gomma americana per tutto il tempo. Presente tra il pubblico anche la sorella Laura.

 

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