«Addio al piccolo Charlie, perché
i medici possono staccare la spina»

«Addio al piccolo Charlie, perché i medici possono staccare la spina»
di Maria Pirro
Venerdì 30 Giugno 2017, 10:57 - Ultimo agg. 4 Dicembre, 17:27
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«In Inghilterra è riconosciuto il diritto di rifiutare le cure: il corpo è considerato inviolabile, non si può toccare senza consenso. Al contrario, è possibile richiedere le terapie, ma non è detto che siano fornite, se non  considerate valide». Intorno a questo principio, spiega John Harris, docente di bioetica all'Università del Manchester, ruota il dramma del piccolo Charlie. «I medici inglesi ritengono che nessuna sperimentazione possa guarirlo». 

Il piccolo Charlie non sente, non vede, non può muoversi. Ha 10 mesi e soffre troppo, a causa della sindrome per deplezione del Dna mitocondriale, una rarissima malattia genetica. Lui respira solo grazie a un ventilatore, anche se per i suoi genitori c'è un dottore negli Stati Uniti che potrebbe rianimarlo, con una terapia sperimentale e, per sostenerne i costi, loro hanno raccolto quasi due milioni di euro grazie a una enorme rete (on line) di solidarietà. Ma i pediatri inglesi che lo hanno curato finora non credono sia possibile, e anche i tribunali locali, prima, e la Corte di Strasburgo, poi, hanno respinto l'istanza della famiglia. 



«Abbiamo il cuore spezzato, non ci è permesso di scegliere per nostro figlio e nemmeno di portarlo a casa», hanno scritto su Fb Chris Gard e Connie Yates, all'indomani del verdetto. I giudici della Corte europea hanno bocciato anche l'ultima richiesta della coppia, sostenendo la tesi dei professionisti del Great Osmond Street Hospital di Londra, che hanno dato un po' più di tempo ai Gard da trascorrere con il figlio prima che vengano spengnere i macchinari che lo tengono in vita.

«Staccare la spina»: è l'espressione atroce usata dai media per annunciarne la fine, mentre sui social network si parla di "eutanasia", un termine cassato in realtà nei codici deontologici per indicare la sospensione dei trattamenti. Il suicidio assistito consiste invece nel dare all'ammalato una dose letale di un farmaco, ma questo non avviene in Inghilterra, così come non è legale nella maggior parte dei paesi e in Italia, decisamente indietro nella legislazione in materia oltre che in affanno nel garantire ovunque le cure palliative. Un opportuno sostegno che non c'è, all'esame nel convegno internazionale "Per l'eutanasia in Italia, presupposti per la cultura di una morte assistita" organizzato il 27 e 28 giugno da Consulta di bioetica onlus e Politela alla Camera dei deputati, con la direzione scientifica di Maurizio Mori e Mario Riccio, il medico di Welby. E, tra i partecipanti, anche Beppino Englaro, il papà di Eluana.

«I medici inglesi vogliono esclusivamente assicurare al bambino una morte con dignità», ribadisce Harris. Ma questa storia divide scienza e famiglie, crea una nuova, ennesima frattura. Non a caso, accanto ai Gard, si schierano gli attivisti pro Stamina (sperimentazione ritenuta inefficace dalla comunità internazionale) e no-vax (una agguerrita minoranza in Italia pronta a rifiutare, invece, i vaccini a scuola resi obbligatori per decreto).
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