Alisa, l'hacker al servizio dello zar

Alisa, l'hacker al servizio dello zar
di Giuseppe D'Amato
Domenica 8 Gennaio 2017, 11:44 - Ultimo agg. 20:59
4 Minuti di Lettura
Mosca Sguardo profondo, capelli non troppo curati, viso da adolescente. La classica russa non troppo bella, ma per questo ancor di più abituata a combattere per farsi spazio nella dura quotidianità del suo Paese. E soprattutto allenatissima ad usare il cervello. Alisa Shevchenko è davvero l'opposto di quanto ci hanno proposto i grandi film di spionaggio con le giunoniche Katiusce di turno in minigonna, capaci di spezzare il cuore ai James Bond di turno.
Sono una introversa, così la giovane si descrive sul suo profilo Twitter, dove è postata una sua fotografia in cui lei è seduta su una scala piena di scritte in inglese. La sua società informatica, la Zorsecurity, è nell'elenco delle compagnie sanzionate da Barack Obama per l'hackeraggio contro il partito democratico Usa e per aver tentato di influenzare la campagna presidenziale, poiché «ha fornito al GRU (lo spionaggio federale) ricerche tecniche ed il loro sviluppo». Tutte balle per Trump che ha contestato punto per punto il rapporto della Cia. «Avere buone relazioni con la Russia è una cosa buona, non cattiva. Solo gli stupidi o i folli, possono pensare che è un male. Quando sarò presidente la Russia ci rispetterà molto più di adesso, e i nostri due Paesi avranno modo di collaborare».
A Trump non interessa Alisa. E lei, dal suo rifugio invernale in Thailandia dove si allena alla Thai boxe -, si difende, professando l'estraneità alle accuse e denunciando l'isteria che si è sollevata in America. In un'intervista con il quotidiano britannico The Guardian, la giovane infuriata afferma di non aver mai lavorato coscientemente per il governo russo; le autorità americane sono colpevoli o «di una cattiva interpretazione tecnica dei fatti» o di essere state ingannate con «un imbroglio per colpire la mia società».

Questo genietto dei computer - incapace di prendersi una laurea (dopo aver studiato in tre diverse università), poiché troppo attratta dai suoi interessi è molto nota nell'ambiente della sicurezza. Nel 2004 fece i primi passi al Kaspersky Lab, una delle maggiori società del Paese. Poi mise su la sua attività in proprio, prima denominata Esage Lab, quindi ZOR. Anche loro sono nella lista nera di Obama.

La specializzazione di Alisa è verificare se ci sono dei bugs (ossia buchi) nei sistemi di difesa informatici delle aziende. La giovane è sicura che nessuno dall'interno della sua società le abbia giocato un qualche brutto scherzo: nessuno con precedenti penali viene assunto. Ma scavando nel suo passato, è stato scoperto dagli americani che nel 2014 Alisa Schevchenko ha lavorato con la DialogNauka, una compagnia che ha tra i suoi clienti il ministero della Difesa federale ed agenzie dei servizi di sicurezza. La giovane sostiene che quella sua collaborazione ha riguardato altri campi. Vari specialisti internazionali affermano che Barack Obama, l'Fbi e la Cia non hanno ancora trovato la cosiddetta pistola fumante che dimostra la piena responsabilità degli hacker russi.

L'ipotesi investigativa Usa è che chi ha messo in piedi questa operazione se realmente c'è stata ha utilizzato gente terza, assoldata per quel determinato compito. Non è affatto un caso che tale schema sia stato usato per la propaganda, per creare ad esempio le famose «fabbriche dei troll», una delle quali è venuta alla luce alla periferia di San Pietroburgo, dopo la denuncia di due donne: la prima un'attivista; la seconda una semplice lavoratrice, cacciata dopo essere rimasta incinta.

«Ho trovato lavoro rispondendo ad un annuncio su Internet ha raccontato a più riprese Olga Maltseva, ormai mamma di una splendida bambina -. Dopo due colloqui fui presa. Lavoravo al dipartimento dei blog. Elaboravo al giorno 12 post, roba di politica e qualche commento vario. Anche su Ucraina e Siria. Lì vi era anche una sezione che scriveva in inglese».

Al ministero della verità sono impiegate circa 400 persone (tutte giovani, alcune ancora universitarie), che si danno il cambio ogni 12 ore. Scrivono come ossesse senza fermarsi mai. Numerosi sono i dipartimenti: quello per la blogosfera, quello dei compiti tecnici, quello dei commenti alle notizie dei giornali russi e stranieri, un altro per le fotografie da montare. La struttura appartiene ad Evghenij Prigozhin, amico personale del presidente, dai mass media non allineati battezzato con il nomignolo di cuoco di Putin. Dal 2000 la sua holding organizza i banchetti al Cremlino. Anche lui, entrato nella lista nera di Obama, dovrà limitare prossimamente le sue gite in America.
© RIPRODUZIONE RISERVATA