Barriera al Brennero, Gentiloni: «No a decisioni unilateriali dell'Austria»

Barriera al Brennero, Gentiloni: «No a decisioni unilateriali dell'Austria»
Mercoledì 27 Aprile 2016, 12:23 - Ultimo agg. 28 Aprile, 23:03
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«Confidiamo che Vienna non prenderà decisioni unilaterali nei prossimi mesi. E che l'Austria continuerà a collaborare strettamente con noi nella crisi dei profughi». Così il ministro degli Esteri Paolo Gentiloni in un'intervista al quotidiano austriaco Die Presse dopo l'annuncio del ministro dell'interno di Vienna Wolfang Sobotka di controlli ai confini con il Brennero per la fine di maggio.
Nell'intervista Gentiloni rileva che quello del Brennero «non è un problema soltanto bilaterale». «L'Austria e l'Italia - sottolinea il ministro - sono membri di una comunità e questa comunità si chiama Unione Europea. L'Ue ha delle regole che vanno rispettate: la chiusura di confini all'interno dello spazio Schengen non può essere decisa da singoli Stati. Al riguardo, gli accordi Ue prevedono condizioni ben precise: la premessa è che si tratti di una situazione estrema che comprometta la sicurezza del Paese, oppure di una situazione di emergenza. Le misure devono comunque essere 'proporzionalì. Attualmente - prosegue Gentiloni - non esiste nessun fattore esterno che giustificherebbe la chiusura del Brennero: sebbene i flussi migratori attraverso il Mediterraneo verso l'Italia siano intensi, non sono diversi da quelli del 2014 e del 2015 - siamo ancora lungi da un' 'invasionè». Il titolare della Farnesina, pur affermando di «comprendere le preoccupazioni austriache», insiste sulla necessità di «collaborazione, non di decisioni unilaterali».
Rispetto alle modalità per arrestare i flussi di profughi Gentiloni sostiene che «l'accordo tra l'Ue e la Turchia potrebbe servire come esempio dell'impegno necessario per un accordo con i Paesi africani: i governi di Paesi terzi sicuri, quali la Nigeria, il Senegal o la Costa d'Avario vanno convinti, attraverso aiuti finanziari da parte dell'Ue, a riammettere i migranti respinti. Essi - conclude il ragionamento - potrebbero contribuire a fermare i flussi migratori dai loro Paesi. Quei migranti africani che hanno invece diritto all'asilo (ad esempio provenienti da Mali, Eritrea, Somalia) dovranno essere ripartiti nell'Unione Europea».

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