Clinton-Trump, è scontro
su tasse, lavoro e armi nucleari

Clinton-Trump, è scontro su tasse, lavoro e armi nucleari
di Anna Guaita
Martedì 27 Settembre 2016, 03:40 - Ultimo agg. 30 Settembre, 13:16
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Se il dibattito fra Donald Trump e Hillary Clinton fosse stata una partita di calcio, potremmo dire che il primo tempo ieri sera l'ha vinto lui, ma nel secondo tempo lei ha rimontato e lo ha sconfitto sonoramente. Perfino un repubblicano di ferro come Steve Schmidt, il manager della campagna di John McCain nel 2008, è rimasto stupito dalla differenza nella performance di Trump fra l’inizio e la seconda parte del dibattito: “Ha cominciato con forza, ma poi sembrava che avesse finito la benzina, ed è diventato incoerente, mentre Hillary Clinton è rimasta forte e capace”.

E secondo la Cnn, Hillary Clinton ha vinto il primo dibattito presidenziale. Per il sondaggio la candidata democratica ha conquistato il 62% delle preferenze degli intervistati, a fronte del 27% di Donald Trump.
 

 

Il dibattito  è cominciato cortesemente, certo, ma i due candidati si sono subito scontrati. Si sono stetti la mano. Lei in rosso e lui in blu. Qualche sorriso, e poi subito si sono viste le differenze sostanziali. Lei ha proposto riforme economiche per “aiutare la classe media, aumentare il salario minimo e assicurare la parità salariale alle donne”. Lui ha risposto che invece bisogna rivedere gli accordi commerciali con la Cina, e riportare in patria “i posti di lavoro che ci hanno rubato”.  E da lì in poi, tutto è stato passato al setaccio: l’economia, i trattati commerciali, i rapporti con la Cina, il crimine, il razzismo, i rapporti con la Russia, le armi nucleari.

Donald è andato all’attacco, ha incalzato Hillary, l’ha accusata di non aver fatto abbastanza come segretario di Stato per proteggere gli interessi degli Usa e di non aver difeso gli Usa dall’Isis, e ha sostenuto che le riforme economiche proposte da Hillary “aumenteranno le tasse e il deficit federale”. Ma lei è rimasta fredda, calma, rispondendo senza neanche degnarlo di uno sguardo: “Donald, lo so che tu vivi in una realtà tutta tua”, e il pubblico non è riuscito a trattenere una risata.  E poi è stata lei che finalmente le ha imboccate: sul fatto che Donald Trump è stato alla guida dei “birthers”, il movimento che dubitava che Obama fosse nato negli Usa, e ha allungato il passo criticandolo perché che non vuole presentare al pubblico le proprie tasse, “forse nasconde qualcosa?” Varie volte Trump ha avuto reazioni scomposte, spesso ha alzato la voce, tra l’altro mentre continuava a tirar su con il naso, cosa che non è sfuggita ai commentatori dei talk show della notte, che hanno insinuato che forse il tycoon aveva “sniffato” qualcosa prima dello show.

Dopo mesi e mesi di campagna, dopo la lunghissima fase delle primarie, dopo l’estate delle Convention, i due rivali si sono affrontati davanti a un pubblico che aveva l’ordine di non applaudire o fare commenti, ma che varie volte ha violato le regole. A moderare il dibattito è stato Lester Holt, veterano della Nbc, un giornalista di colore che Donald Trump aveva tentato di delegittimare prima ancora del dibattito, accusandolo di essere di parte, “perché democratico”. Si trattava di un errore, non si sa se voluto: Holt infatti è un repubblicano dichiarato.

Sono decenni che i dibattiti presidenziali arrivano tanto tardi nella campagna che in genere gli elettori hanno già deciso per chi votare e non si fanno influenzare granché da quel che vedono sullo schermo. Ma quello alla Hofstra era diverso, in una stagione elettorale anomala: Donald Trump e Hillary Clinton erano a caccia di quel 13 per cento di elettori che ieri non aveva ancora deciso a chi dare il proprio voto. Una percentuale così alta, a soli 40 giorni dal voto, è più unica che rara. Se uno dei due li ha portati nel proprio campo, significherebbe che il dibattito ha deciso le elezioni.

Solo il canale Bloomberg ha deciso di effettuare in diretta, su schermo, il fact checking, il controllo dei fatti che vengono detti sul palco. Lo ha fatto anche il New York Times, il sito Politico e altri siti. Invece  Cnn, Fox, Msnbc hanno rifiutato.

Poco prima che si aprissero le porte e i due candidati salissero sul podio per la maratona che prometteva di attirare fino a 100 milioni di telespettatori, è trapelato che gli esponenti delle due campagne non erano giunti a un accordo sul comportamento da tenere. In genere infatti la Commission on Presidential Debates stabilisce le regole “tecniche”, ma poi i due candidati si mettono d’accordo sul comportamento da tenere e i temi da evitare (ad esempio, non parlare di fatti privati). Invece i rappresentanti di Trump e di Clinton si sono incontrati, ma non hanno firmato nessun accordo. Quindi le uniche regole erano quelle della Commissione: 90 minuti filati, senza interruzioni o pubblicità, divisi in 6 “sezioni”. Si è cominciato con una prima domanda a Hillary, che ha avuto due minuti per rispondere, e due minuti sono poi stati dati a Trump, seguiti da dieci minuti di dibattito libero(e molto movimentato) fra di loro. Il resto era affidato a loro. Come comportarsi e cosa dire.

Hillary ha trascorso gli ultimi giorni ad allenarsi proprio con questo formato. A impersonare Trump per una settimana ogni sera dalle 21 alle 22.30 ogni sera è stato il fidatissimo collaboratore Philippe Reines. La ex segretario di Stato, spesso criticata per essere rigida e apparire falsa, ha studiato minuziosamente e meticolosamente tutti i temi caldi di attualità, ma si era preparata anche qualche battutina, qualche frase a effetto, nella speranza di ritrovarle oggi nei titoli dei giornali. Dal canto suo Trump non aveva voluto rivelare nulla della sua preparazione, per creare curiosità e attesa, e innervosire la rivale. Tuttavia si è saputo che si era allenato a parlare in una sala vuota, per essere pronto alla sala silenziosa che lo aspettava alla Hofstra. Questa era una delle regole volute dalla Commissione: niente applausi o commenti dal pubblico, un fattore di possibile nervosismo per Trump, abituato a parlare a un pubblico rumoroso e plaudente.
 
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