Caracas nel caos, almeno 21 morti negli scontri fra oppositori a Muduro e polizia

Almeno 9 morti nel saccheggio di una panetteria a Caracas
Almeno 9 morti nel saccheggio di una panetteria a Caracas
di Paola Del Vecchio
Sabato 22 Aprile 2017, 11:07 - Ultimo agg. 18:04
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Madrid. E’ sempre più spirale di violenza in Venezuela, mentre si eleva il tragico bilancio degli scontri oppositori al governo di Nicolas Maduro, mobilitati da giorni in piazza, e la guardia nazionale bolivariana. Sono almeno 21 le vittime nelle ultime tre settimane, secondo quanto ha confermato la Procura generale, 12 delle quali nelle ultime 48 ore. I disturbi più gravi nella quartiere popolare El Valle, al sudovest di Caracas, dove 9 persone sono morte fulminate per il crollo di un cavo dell’alta tensione durante il saccheggio di una panetteria. Fra le vittime, crivellato di proiettili Ramon Martinez, 29 anni, il proprietario del negozio, che tentava di proteggerlo dall’assalto della folla, allo stremo per la mancanza di generi di prima necessità. Arrestate negli scontri 17 persone, mentre altrettanti locali commerciali e  supermercati sono stati presi d'assalto da cittadini. Molti ‘armati’ di coperchi di pentole nelle ‘caceroladas’ di protesta, che al grido di 'libertà' hanno innalzato barricate in vari punti della capitale. Caracas resta presidiata da un massiccio spiegamento di agenti della polizia bolivariana in assetto anti-sommossa.
La situazione di caos nella quale sta scivolando il paese è provocata dall’incapacità del governo di Maduro di stabilire una via di confronto pacifico con le forze di opposizione.

Dopo la grande manifestazione nazionale del 19 aprile, i manifestanti insistono su quattro punti: la convocazione di elezioni generali; la liberazione dei prigionieri politici; la creazione di un corridoio umanitario per l’approvvigionamento di viveri e medicine; l’interdizione dei giudici della Corte Suprema,  che l’opposizione ritiene complici del governo nel cosiddetto autogolpe. Nelle scorse settimane, il Tribunale superiore di giustizia aveva esautorato il Parlamento, attribuendo i poteri legislativi al governo, per poi rimangiarsi la decisione sull’onda delle proteste nazionali e della comunità internazionale.

Per calmare le acque, Muduro ha assicurato di essere “pronto ad andare alle elezioni”. Ma non ha chiarito quali – se le regionali sospese nel dicembre scorso o quelle previste per fine anno – sarebbe disposto a convocare. Intanto, continua l’escalation di violenza. Il ministro degli esteri, Delcy Rodriguez, ha attribuito l’attacco a un ospedale materno infantile di Caracas a “bande armate contrattate dall’opposizione”. I leader di quest’ultima, riuniti nella Mesa de Unidad Democratica (Mud) - fra i quali Henrique Capriles, del partito Primero Justicia, che governa lo Stato di Miranda - hanno rigettato le accuse e denunciano la repressione da parte delle forze di polizia. La scorsa notte barricate sono state innalzate nel centro della capitale, mentre i poliziotti hanno lanciato bombe lacrimogene per disperdere i manifestanti.
Al caos dilagante si unisce il deterioramento delle relazioni fra il governo di Maduro e alcune compagnie straniere. Dopo la confisca della fabbrica di General Motors, la compagnia ha deciso la sospensione della produzione in Venezuela. Nello stesso giorno, Maduro ha annunciato un’inchiesta su Movistar, la filiale di Telefonica nel paese. “Ho sollecitato un’inchiesta sull’impresa Movistar del Venezuela perché si è unito alla mobilitazione golpista contro il paese e non è la sua funzione, l’impresa Movistar deve saperlo, non è questa la sua funzione”, ha dichiarato il capo del governo in tv. La mediazione con le opposizioni, invocata da Papa Francesco e monitorata dalla comunità internazionale e dall’ex presidente spagnolo, José Luis Rodriguez Zapatero, non è andata finora in porto, costringendo le forze del Mud alla mobilitazione permanente in piazza. 
 
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