Corea del Nord, gli Usa: «Risponderemo con raid a test atomici»

Corea del Nord, gli Usa: «Risponderemo con raid a test atomici»
Lunedì 24 Aprile 2017, 07:26 - Ultimo agg. 25 Aprile, 10:20
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Gli Usa non escludono un raid contro la Corea del Nord se Pyongyang effettuerà un altro test nucleare: l'avvertimento arriva dall'ambasciatrice americana all'Onu, Nikki Haley, alla vigilia della festa del 25 aprile per gli 85 anni della fondazione della Korean Peoplès Army (Kpa), indicata come data del possibile sesto test nucleare nordcoreano. Ma ci sarà una risposta americana, ha aggiunto la Haley, anche nel caso del lancio di un missile balistico intercontinentale o di un attacco a un bersaglio americano, ad esempio una base o una nave americana. Come la portaerei che si sta avvicinando, la Uss Carl Vinson, con cui il Giappone e la Corea del Sud hanno annunciato manovre navali congiunte e che nei giorni scorsi Pyongyang ha minacciato di affondare con un colpo solo. Anche il Pentagono ha lanciato il suo monito, chiedendo alla Corea del Nord di «astenersi da azioni provocatorie e da una retorica destabilizzante».

Il regime di Pyongyang «deve fare la scelta di rispettare i suoi obblighi internazionali e di tornare a partecipare a seri negoziati», ha spiegato il portavoce Gary Ross, in un momento in cui la tensione è alimentata dall'arresto a Pyongyang di Kim Sang-duk, noto anche come Tony Kim, un professore americano di origine coreana: è la primi crisi di un ostaggio per l'amministrazione Trump. Intanto Donald Trump, ricevendo alla Casa Bianca gli ambasciatori dei 15 Paesi membri del Consiglio di sicurezza Onu - tra cui l'italiano Sebastiano Cardi - ha chiesto all'organismo delle Nazioni Unite di essere preparato a imporre nuove sanzioni alla Corea del Nord. «Lo status quo in Corea del Nord - ha sottolineato - è inaccettabile. È un grande problema mondiale che dobbiamo finalmente risolvere. Per decenni la gente è rimasta con i paraocchi, adesso è il momento di risolvere il problema».

Il presidente continua anche a tessere la sua tela diplomatica, con un ennesimo giro di telefonate al presidente cinese Xi Jinping (che esorta all'autocontrollo e alla moderazione), al premier giapponese Shinzo Abe e alla cancelliera tedesca Angela Merkel. E si prepara il terreno in casa per eventuali azioni, ricevendo mercoledì alla Casa Bianca tutti i 100 senatori (fatto raro se non inedito) per informarli sugli ultimi sviluppi, presenti i segretario di stato Rex Tillerson, il capo del Pentagono James Mattis, il numero uno degli 007 Dan Coats e il capo di stato maggiore delle forze armate Usa Joseph Dunford. Tillerson presiederà inoltre una riunione del Consiglio di Sicurezza Onu sulla Nord Corea il prossimo 28 aprile. Trump continua a tenere sotto pressione anche l'Iran, non escludendo un'uscita dall'accordo sul nucleare, e la Siria, mettendo nella blacklist i 271 dipendenti del Centro di ricerca ritenuto responsabile dello sviluppo di armi chimiche, in risposta «all'orribile attacco contro civili innocenti»: si tratta di una delle cifre più alte di persone sottoposte a sanzioni nella storia degli Stati Uniti.


 

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