Corea del Nord all'Onu: «Trump megalomane mentalmente disturbato. Inevitabile missile su Usa»

Corea del Nord all'Onu: «Trump megalomane mentalmente disturbato. Inevitabile missile su Usa»
di Luca Marfé
Domenica 24 Settembre 2017, 10:27 - Ultimo agg. 25 Settembre, 08:46
4 Minuti di Lettura

NEW YORK - «Donald Trump è un megalomane mentalmente disturbato e le sue recenti parole hanno reso il lancio di un missile verso il territorio americano ancor più inevitabile». Trenta minuti di fuoco per il ministro degli Esteri nordcoreano Ri Yong Ho che, più che ad un discorso, ha dato vita ad una vera e propria risposta indirizzata al suo nemico giurato.

Dallo stesso podio dal quale aveva parlato Trump in apertura della 72esima Assemblea Generale, il braccio destro di Kim Jong-un si è dilungato per un'abbondante mezz'ora che, ai presenti, è apparsa come un’eternità cupa e tesa. In sala atmosfere quasi surreali, d’altri tempi, da Guerra Fredda.

«Mi vedo costretto a commentare le affermazioni di un certo presidente degli Stati Uniti che, con le sue grida insolenti e violente, ha insozzato la sacra arena dell’Onu». I toni sono fuori controllo sin dalle prime battute. E il rappresentante della Corea del Nord non ha nessuna intenzione di essere diplomatico: «Durante i suoi 8 mesi al potere ha trasformato la Casa Bianca in un mercato ed ora sta provando a trasformare questo posto in un covo di gangster dove conta solo il denaro e in cui gli eccidi sono all’ordine del giorno».

Ma è solo l’inizio e Ri Yong Ho va ancora oltre: «L’assurda realtà di una persona come lui, quella di un narcisista pazzoide, strigliato in ogni modo dal suo stesso popolo, costituisce oggigiorno la vera minaccia alla pace e alla sicurezza internazionale». E dunque il riferimento al missile, a quello cioè che potrebbe essere il prossimo passo dei nordcoreani: «Ha insultato la suprema dignità del mio Paese e, in questo modo, ha commesso l’errore oramai irreparabile di far sì che il lancio di un missile verso il suo territorio sia ancor più inevitabile. È lui il solo protagonista di una vera e propria missione suicida». E chiude, quasi a voler recitare la parte della vittima: «Nel caso in cui innocenti vite americane dovessero spegnersi, Trump ne sarà completamente responsabile».

Sul nucleare, invece, reclama il diritto all’autodifesa e tende a rimarcarlo proprio in funzione delle reiterate minacce subite: «Il nostro programma è nella sua fase finale. Si tratta di un deterrente necessario ad impedire un’eventuale invasione statunitense». Insomma, nell’ottica di Kim e dei suoi, il classico bilanciamento dei poteri da scacchiere di politica estera, nulla più.

Per concludere, infine, rovescia il concetto di “provocazione”, utilizzato a più riprese per etichettare le follie del dittatore orientale, e lo scarica sul fronte opposto: «Gli Stati Uniti ed i loro alleati dovranno pensarci due volte prima di lanciare ulteriori provocazioni mediatiche e militari nei nostri confronti».

Non solo rigurgiti a stelle e strisce, però. Perché il ministro di Kim entra a gamba tesa sulle stesse dinamiche Onu: «Il fallimento delle Nazioni Unite nell’onorare il loro presunto ruolo di giustizia internazionale è visibile nelle pratiche oramai vecchie del Consiglio di Sicurezza, organo in cui i membri permanenti sono evidentemente ossessionati dai loro interessi anacronistici, ma garantiti oltremodo».

E ancora, sulle sanzioni subite: «Risoluzioni ingiuste, sleali, prefabbricate illegalmente sulla base di un criminale “due pesi e due misure”». E, ciliegina sulla torta, «solidarietà totale a Cuba e Venezuela» per il loro coraggio anti-americano.

© RIPRODUZIONE RISERVATA