Sanzioni Onu alla Corea del Nord, Trump non s'accontenta: «Nulla rispetto a ciò che succederà»

Sanzioni Onu alla Corea del Nord, Trump non s'accontenta: «Nulla rispetto a ciò che succederà»
di Luca Marfé
Mercoledì 13 Settembre 2017, 18:13 - Ultimo agg. 14 Settembre, 10:56
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NEW YORK - «Le sanzioni Onu alla Corea del Nord? “Not a big deal”, niente di che. Un altro passettino piccolo piccolo in avanti, nulla più».

Che a Trump le Nazioni Unite piacciano poco lo si sapeva già. Lo si era capito sin dalle prime battute della sua corsa elettorale. Il suo commento sui recenti sforzi della diplomazia mondiale, dunque, sorprende soltanto relativamente. Il punto è un altro, però: il presidente lascia intendere, infatti, che siano necessarie le maniere forti per arginare le ambizioni nucleari di Kim Jong-un.

E così, mentre il Consiglio di Sicurezza approva all’unanimità l’ennesimo “ceffone” a danno di Pyongyang, il tycoon a margine di un altro incontro etichetta il frutto del lavoro maturato tra le mura del Palazzo di Vetro come «poca cosa», ostentando un certo scetticismo riguardo al fatto che possa effettivamente condurre a risultati concreti.

Non solo dubbi, però. In coda ad una delle sue dichiarazioni, infatti, fanno breccia parole pesanti come macigni: «Le sanzioni impallidiranno di fronte a ciò che alla fine dovrà succedere». Un pensiero stringato, istintivo come del resto è nello stile diretto di questo presidente, che lascia spazio ai peggiori presagi.

Nel frattempo, la portavoce del Dipartimento di Stato, il ministero degli Esteri a stelle e strisce, prova ad abbassare i toni e sottolinea che il pacchetto di misure approvato in casa Onu è «il più consistente e significativo» messo a punto sino ad oggi. E che le parole di Trump sarebbero tese ad auspicare il raggiungimento del limite estremo dei provvedimenti che la comunità internazionale è in grado di porre in essere. Una maniera, insomma, per spingere gli attori coinvolti, la Cina su tutti, a mettere lo “Stato canaglia” con le spalle al muro.

Ma la Corea del Nord proprio non ci sta. E alza la voce attraverso il proprio ministro degli Esteri che rilancia senza mezzi termini, con parole e toni assai poco diplomatici:

«Le sanzioni sono state confezionate dagli Stati Uniti per colpire il nostro legittimo diritto all’autodifesa». «Un’occasione perfetta - ha proseguito - per verificare che la strada da noi scelta è assolutamente giusta e che rafforza la determinazione a percorrerla a passo più sostenuto senza minime deviazioni fino alla fine della battaglia».

Battaglia che, di questo passo appunto, potrebbe davvero profilarsi lungo la linea dell’orizzonte orientale.

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