«Scalerò il monte Everest indipendentemente dalle decisioni che prenderanno le autorità. Niente è impossibile», ha scritto su Facebook Hari Budha Magar, ex militare che ha perso entrambe le gambe quando era dispiegato in Afghanistan ed ha lanciato su internet una campagna per diventare il primo scalatore mutilato dal ginocchio in su a conquistare la cima. L'impresa è riuscita soltanto 15 maggio 2006 al neozelandese Mark Joseph Inglis, privo di entrambe le gambe ma amputato dal ginocchio in giù.
L'associazione del turismo nepalese si difende e spiega che le nuove regole sono state pensate per rendere le scalate più sicure e diminuire il numero dei morti. Il 2017 è stato l'anno record nei tentativi di raggiungere la vetta più alta del mondo (8.848 metri) ma, purtroppo, si sono registrate anche sei vittime. Tra loro lo scalatore 85enne Min Bahadur Sherchan, che stava cercando di riguadagnare il titolo di alpinista più anziano del mondo sulla cima dell'Everest, e lo svizzero Ueli Steck, detto Swiss machine, che stava salendo in solitaria. In base alle nuove regole inoltre gli scalatori stranieri dovranno farsi accompagnare da una guida, decisione presa dalle autorità del Nepal con l'intenzione di creare più posti di lavori per i nepalesi.
Dal 1920 a oggi sono morte sull'Everest 200 persone.
Secondo le statistiche dell'Himalaya Databese ottenute dalla Bbc nel 2015, la prima causa di morte sono le valanghe (29% degli scalatori), seguita dalle cadute (il 23%).