Gaza, scatta la tregua di 12 ore. Respinta la proposta Usa, oggi nuovo summit a Parigi

Gaza, scatta la tregua di 12 ore. Respinta la proposta Usa, oggi nuovo summit a Parigi
Sabato 26 Luglio 2014, 08:31 - Ultimo agg. 16:40
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E' scattato stamani un cessate-il-fuoco umanitario di 12 ore tra Israele e Hamas nella Striscia di Gaza, al termine di una nuova notte di scontri con 10 palestinesi morti. Il governo israeliano ha respinto venerdì sera la proposta del segretario di Stato americano John Kerry di una tregua di almeno una settimana. Oggi nuovo summit

diplomatico a Parigi. ​





Intanto secondo fonti palestinesi, il bilancio complessivo dei morti degli attacchi israeliani dall'inzio dei raid è di oltre 820 vittime (compresi, secondo l'ong Oxfam, 170 bambini) e più di 5200 feriti. Otto palestinesi, tra cui quattro bambini, sono stati uccisi nella notte durante un raid aereo israeliano a Khan Younes, a sud della Striscia di Gaza. Lo hanno riferito i soccorritori. Una ventina di persone sono rimaste ferite nell'attacco, avvenuto poche ore prima dell'entrata in vigore del cessate-il fuoco di 12 ore.



«L'offerta di Kerry mette in risalto i vantaggi che Hamas sta cercando più che dare priorità alle nostre domande di sicurezza. Era inaccettabile», è stato il commento israeliano trapelato sulquotidiano Haaretz. La decisione di respingere il piano - presa secondo quanto sembra all'unanimità dal gabinetto di sicurezza convocato dal premier Benyamin Netanyahu - è stata dettata dall'insoddisfazione per il

contenuto della proposta stessa su alcuni punti. Per questo il Gabinetto di sicurezza - dopo una riunione durata ore - ha deciso di continuare il lavoro su come incrementare quelle stesse linee «a favore di

Israele».



Il governo ha accettato solo di concedere 12 ore di tregua umanitaria sabato, a partire dalle 7, per permettere alla popolazione di rifornirsi di cibo e alle organizzazioni internazionali di distribuire aiuti e medicine. Hamas ha accettato il breve cessate il fuoco.



Il punto di contrasto - secondo la tv di Stato israeliana - sarebbe che lo Stato ebraico intende restare nella Striscia e continuare a distruggere i tunnel usati da Hamas per entrare in territorio israeliano.



Kerry ha provato, insieme al segretario generale dell'Onu Ban ki-Moon e all'Egitto, a tirare le fila di un lavoro diplomatico complesso, che ha visto venerdì anche il ministro degli Esteri turco Ahmed Davutoglu andare in Qatar, dove c'è il leader di Hamas Khaled Meeshal, per favorire la tregua tra Israele e la fazione islamica di Gaza. Lavoro che proseguirà oggi, a Parigi, con la riunione alla quale parteciperanno, oltre a Kerry, il ministro degli Esteri Federica Mogherini insieme ai capi della diplomazia francese Laurent Fabius, tedesco Frank-Walter Steinmeier, britannico Philip Hammond, turco Ahmet Davutoglu e i mediatori del Qatar.



Le proposte avanzate alle parti da Kerry - secondo quanto confermato in serata dallo stesso capo delladiplomazia Usa in una conferenza stampa al Cairo con Ban - prevedevano come primo passo una tregua umanitaria temporanea, da sabato, o al massimo da domenica, di una settimana. Durante questo lasso di tempo, le parti, grazie alla mediazione internazionale, avrebbero cominciato a negoziare su punti di sicurezza, economici e politici per un accordo duraturo.



Tra i punti - che avrebbero contato sull'attiva partecipazione dell'Autorità nazionale palestinese - era previsto che durante la tregua le forze israeliane non avrebbero lasciato del tutto la Striscia, ma questo era anche uno dei temi più contestati da parte palestinese. Punto che evidentemente, almeno a giudicare dalla risposta di Israele di venerdì sera, non sarebbe poi passato nella parte conclusiva della possibile intesa.



Sempre secondo le anticipazioni dei media, gli Usa, il segretario generale dell'Onu e l'Unione europea si sarebbero fatti garanti con entrambe le parti che i negoziati al Cairo avrebbero riguardato temi come la demilitarizzazione della Striscia, ma anche la fine del blocco e la ricostruzione dei danni subiti da Gaza durante le operazioni e altri temi economici.



Quello che appare al momento un passo falso della diplomazia fa da contorno a una situazione pesantissima nella Striscia, anche se venerdì i combattimenti, alla vigilia della fine del Ramadan sono apparsi meno intensi di quelli dei giorni precedenti.



In Israele - dove sono continuati a piovere i razzi verso il centro e il sud del Paese, inclusa la zona di Tel Aviv - si contano dall'inizio dei combattimenti 35 morti tra i soldati, compreso il militare dato per disperso a Sajaya (Gaza) il 20 luglio scorso. Venerdì è stato ufficialmente dichiarato «ucciso in combattimento», ma il suo luogo di sepoltura è ancora ignoto. Hamas aveva rivendicato di averlo rapito.



La situazione, al 18esimo giorno di conflitto, si è incendiata anche in Cisgiordania, dove in un'atmosfera di ritorno di Intifada cinque palestinesi sono rimasti uccisi nel corso di manifestazioni di solidarietà con la popolazione della Striscia e contro l'esercito israeliano.



Tensione altissima anche nella città vecchia di Gerusalemme, alla Spianata delle Moschee, dove giovedì era stata bruciata una stazione di polizia e dove venerdì i fedeli musulmani hanno forzato il blocco della polizia israeliana che impediva l'ingresso ai più giovani di 50 anni.