Gerusalemme, il Santo Sepolcro chiuso per protesta contro le tasse

Gerusalemme, il Santo Sepolcro chiuso per protesta contro le tasse
Domenica 25 Febbraio 2018, 19:49 - Ultimo agg. 26 Febbraio, 11:17
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Il Santo Sepolcro a Gerusalemme chiuso fino a nuovo ordine. L'inedita protesta è stata annunciata oggi, proprio davanti al luogo santo, dai tre rappresentanti delle Chiese cristiane che hanno attaccato le nuove tasse previste dal sindaco Nir Barkat e la legge in esame alla Knesset che consentirebbe allo Stato di espropriare terreni delle chiese stesse venduti a investitori privati. Subito dopo l'avvio della protesta, il comitato interministeriale ha tuttavia deciso di rinviare la discussione del provvedimento. Il Patriarca greco ortodosso Teofilo III, quello armeno Nourhan Manougian e il Custode di Terra Santa, Francesco Patton - che condividono la gestione del Santo Sepolcro - hanno denunciato «la campagna sistematica» da parte di Israele volta a danneggiare la comunità cristiana in Terra Santa. Alle loro spalle, affisso su un muro del Luogo, una manifesto intimava la fine «della persecuzione delle Chiese». «Noi, capi delle chiese responsabili del Santo Sepolcro e dello status quo che governa i vari luoghi santi a Gerusalemme - ha spiegato Teofilo III - seguiamo con grande preoccupazione» la campagna «in flagrante violazione dello stesso status quo». Poi ha attaccato l'emissione da parte del comune «di una serie di scandalosi avvisi e ordini di sequestro delle proprietà delle Chiese e dei conti bancari per presunti debiti per punitive tasse municipali». Un totale, secondo il comune, di 650 milioni di shekel (quasi 155 milioni di euro) a Gerusalemme, una delle città più povere del paese.

«La Chiesa del Santo Sepolcro e gli altri luoghi di preghiere delle Chiese sono esenti da tasse municipali. In merito non c'è alcun cambiamento e così continuerà ad essere», ha replicato il sindaco Berkat, sottolineando l'irragionevolezza che «aree commerciali come alberghi, sale di ricevimento e altri affari siano esenti da tasse municipali per il solo fatto di essere di proprietà delle Chiese». Teofilo III ha quindi attaccato «la legge razzista e discriminatoria» che confischerebbe terreni delle chiese. Terreni - hanno ricordato i media - dati nel corso degli anni prima in concessione a privati e poi invece venduti a investitori immobiliari per far fronte ai debiti delle chiese. Tutto questo, ha ammonito tuttavia il Patriarca greco ortodosso, «ci riporta alla mente leggi di simile natura che furono emesse contro gli ebrei durante periodi oscuri in Europa»
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