Giordania, la strage nel castello dei turisti

Giordania, la strage nel castello dei turisti
di Simona Verrazzo
Lunedì 19 Dicembre 2016, 08:47 - Ultimo agg. 08:56
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Ancora attacchi contro i turisti. L'incubo è tornato in Giordania, dove ieri dieci persone sono rimate uccise nell'assalto di un gruppo di terroristi al castello crociato di Karak, 120 chilometri a sud della capitale Amman. Tra le vittime anche una turista canadese. Secondo la ricostruzione dei media locali, la polizia era intervenuta a Qatraneh, villaggio nel deserto a 30 chilometri da Karak, dove un'esplosione ha svelato il covo di un deposito d'armi. Intervenuti gli agenti sul posto, un gruppo di uomini armati, cinque o sei, è scappato per poi andarsi ad asserragliare all'interno del castello di Karak, fortezza di epoca medioevale, in quel momento affollato da decine di visitatori. Un numero non precisato di turisti è stato preso in ostaggio, almeno 14 malesi, liberati dopo tre ore grazie all'intervento degli elicotteri delle forze speciali, inviati dalla capitale per portare rinforzi: il blitz è arrivato dopo aver circondato il castello. Il bilancio, di ieri in serata, è di almeno 10 persone rimaste uccise: oltre alla turista canadese, anche due civili e sette agenti. Diversi terroristi, ma non è stato diffuso quanti esattamente, sarebbero morti. I feriti, circa una trentina, sono stati trasferiti nell'ospedale italiano di Karak. Il nosocomio fu aperto nel 1935 per prestare assistenza medica alle tribù beduine del deserto.

Fino a ieri sera nessun gruppo aveva rivendicato l'attacco. La Giordania, rispetto agli altri paesi della regione, è stata finora relativamente risparmiata da azioni terroristiche, anche se è sempre più concreto il timore di una escalation. Sameeh Maaytah, ex ministro dell'Informazione, ha dichiarato che c'erano stati segnali di militanti islamici, anche se il governo non ha confermato. L'Isis non è riuscito finora a espandersi, anche se le bandiere nere del califfato hanno sventolato nella località meridionale di Ma'an, città lungo la strada che porta ad Aqaba, sul Mar Rosso, passando per il deserto roccioso del Wadi Rum.

Amman fa parte della coalizione internazionale a guida statunitense che combatte l'Isis in Siria e Iraq (entrambe confinanti), nonché quella a guida saudita in Yemen contro i ribelli sciiti Houthi. Già in passato il regno hashemita è stato colpito da attacchi di matrice jihadista: nel 2014 il pilota di caccia Muadh al Kassasbe, catturato in Siria, fu bruciato vivo dai miliziani dell'Isis e l'esecuzione venne filmata in un video che fece il giro del mondo, mentre a giugno di quest'anno due attacchi hanno preso di mira le forze armate giordane, colpite alle porte di due campi profughi che ospitano siriani, a Baqaa e a Rukban, uccidendo 12 persone.

La fortezza di Karak, lungo la Via dei Re, si trova a 120 chilometri a sud di Amman ed è uno dei più importanti esempi del genio militare dei crociati. Il nome deriva dall'armeno kharka, città: lungo 220 metri e largo 125, il castello fu terminato nel 1161, diventando la residenza dei sovrani della Transgiordania. Il più famoso occupante del castello fu Reginaldo di Chatillon, passato alla storia per la sua slealtà e brutalità. Quando Baldovino II morì, il figlio tredicenne e lebbroso propose la pace a Saladino, ma il sovrano malato rimase senza erede e gli successe Reginaldo, che riuscì a ottenere la mano di Stefania, la ricca vedova del reggente di Karak assassinato.
È probabile che anche l'attacco di ieri sia stato eseguito da combattenti del sedicente Stato islamico. E proprio ieri l'Isis è tornato a colpire anche nello Yemen. Insanguinando di nuovo la città portuale di Aden, nel sud del Paese, dopo l'attentato alla base di Solban di appena otto giorni fa, in cui morirono 50 soldati. Anche stavolta è stato preso di mira l'esercito, nella stessa base a nordest della città e con la stessa modalità: un attentatore suicida si è fatto esplodere tra un gruppo di militari che si era riunito in attesa di ricevere lo stipendio. Nell'attentato, rivendicato dall'Isis, sono morti 52 soldati e altri 63 sono rimasti feriti. Proprio come lo scorso 10 dicembre, quando i militari erano in coda nella base di Solban per ritirare lo stipendio, oggi l'attentatore si è mescolato tra i soldati che si trovavano ai cancelli della struttura nel distretto di Khor Maksar ed ha azionato gli esplosivi. Per loro non c'è stato scampo. «Il kamikaze si è infiltrato tra i soldati che aspettavano in fila e si è fatto saltare», ha riferito al Wp Mansour Saleh, un giornalista locale. «Non è la prima volta che questa base viene attaccata», ha aggiunto. Si tratta dell'ultimo di una serie di attacchi alle forze della coalizione guidata dall'Arabia Saudita, e spalleggiata dagli americani, per riportare il governo yemenita in esilio al potere.