IL RIGORE SENZA VENDETTA

di ​Franco Cardini
Mercoledì 27 Luglio 2016, 09:23
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 Decifrare l'orrore, e farlo «a caldo», appena il massacro è avvenuto e quasi si avverte l'odore del sangue e si hanno nelle orecchie le grida e i lamenti, è a sua volta una cosa orribile. Ci si sente quasi complici degli assassini, parlando di loro; si ha la sensazione di stare al loro gioco infame, di offrir loro su un piatto d'argento esattamente quello che vogliono. Quel che a nostra volta vorremmo, sarebbe tacere, pregare, piangere: magari più di rabbia che di dolore. Oppure aver a disposizione un angelo vendicatore, come nella Bibbia, che si avventasse con un volo delle sue ali d'aquila sui sacrileghi, sugli assassini, e ne facesse giustizia sommaria. 

Diciamola, quella parola orribile. Vendetta. Perché è questo ciò che adesso vorremmo. Qui, subito, sotto i nostri occhi: come sotto gli occhi atterriti di pochi fedeli si è consumato il sacrificio/sacrilegio. Queste cose non si dovrebbero commentare, giacché un commento, anche il più duro e severo, è comunque un atto di nobilitazione. Un delitto così, Dante lo avrebbe punito nella Caina gelata. Il gelo dell'orrore, del silenzio. Una quieta chiesa d'un piccolo centro della Normandia, il paese che sa di burro fresco, di mare, di liquore alla mela. Una messa di giorno feriale sì, ma nel quale si ricorda sant'Anna, la madre di Maria che i normanni amano in modo particolare. Sono entrati dal retro della chiesa: conoscevano il luogo, sapevano anche l'orario della santa cerimonia che proprio in quel momento si svolgeva. Sulle loro intenzioni sacrileghe, blasfeme, dichiaratamente anticristiane, non può esserci ragionevole dubbio.

Hanno bestemmiato: convinti magari che il loro gesto fosse una preghiera. È ovvio, inevitabile, il pensare immediatamente e istintivamente al Daesh, allo Stato islamico: non certo organizzatore diretto dell'atto mostruoso, ma suo mandante e ispiratore. «Colpite i crociati», ha proclamato il califfo. Abu Bakhr al-Baghdadi, puoi dirti soddisfatto: i tuoi «sgherri immaginari» (che tu non hai mai nemmeno sentito nominare) hanno colpito nella terra del duca Roberto di Normandia, il primogenito di Guglielmo il Conquistatore, che fu uno dei protagonisti della presa di Gerusalemme del 1099; Riccardo Cuordileone, che certo hai sentito nominare, era re in Inghilterra ma duca di Normandia. Li hai colpiti, i «crociati occidentali»: un povero vecchio sacerdote di 86 anni, sgozzato sull'altare. Sei degno dei peggiori pirati saraceni, Abu Bakhr; ma sta' sicuro che dal giardino di Allah il grande Saladino, che fu così magnanimo da venir assunto dai cristiani europei come paradigma delle virtù cavalleresche, ti maledice. Chi uccide un vecchio servo di Dio intento a pregare non fa la Sua volontà. Ciò sia detto nel caso che i due assassini, in qualche modo, fossero o si sentissero davvero collegati al Daesh. Ma in fondo il che non è affatto un'attenuante: anzi, aggrava il tutto sarebbe la stessa cosa se il corso delle indagini rivelasse che ci si trova di fronte a due squilibrati che si sono lasciati travolgere dal contagio di follia assassina che in questi giorni sembra essere scoppiato in tutto il mondo.

Perché questo delitto si è volto secondo un copione rituale, quasi liturgico: se è frutto di squilibrio mentale, ebbene si tratta comunque di squilibrio sistematico e strutturato; di squilibrio formalizzato che si alimenta di miti e di riti. Ora si tratta di rispondere: con ponderazione e con misura. Il momento attuale rischia d'innescare ogni sorta di follia. Eppure qualcosa si muove. Gli amici e i vicini dei due attentatori, musulmani anch'essi, hanno espresso la loro condanna per l'accaduto. Sarkozy chiede che si risponda in modo «spietato». Un parere irresponsabile. Bisogna rispondere invece con serenità e rigore a chi vuole indurci al panico. Bisogna rispondere con una serenità che cominci dalle nostre comunità musulmane: che per prime debbono denunziare senza ambiguità i crimini e ribadire la loro volontà di convivere liberamente con noi nello Stato di diritto.
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