Venezuela sull'orlo del default, Papa Francesco tenta una nuova mediazione e scrive al presidente socialista Maduro

Venezuela sull'orlo del default, Papa Francesco tenta una nuova mediazione e scrive al presidente socialista Maduro
di Franca Giansoldati
Martedì 3 Maggio 2016, 17:53 - Ultimo agg. 4 Maggio, 15:02
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CITTA' DEL VATICANO - Dopo la crisi Cuba-Usa e quella tra le Farc e la Colombia, Papa Francesco prova a risolvere un’altra crisi: quella in Venezuela dove una situazione disastrosa dal punto di vista economico e politico sta portando il Paese alla bancarotta. Si teme il default. Bergoglio ancora una volta ha preso carta e penna per rivolgersi a tu per tu al presidente Maduro. Ovviamente nessuno conosce il contenuto di questa missiva riservata, e con ogni probabilità nemmeno il Governo di Caracas vuole rendere pubblica. All’origine dell’iniziativa papale c’è la preoccupazione della Chiesa per il futuro di una nazione che, assieme al Brasile, resta fondamentale per l’equilibrio dell’America Latina. Il recente crollo del mercato del petrolio ha provocato un effetto domino sull'economia socialista venezuelana, visto che si sorregge proprio sull'esportazione di idrocarburi per l'acquisto di tutto, compreso le materie prime, dai generi alimentari ai medicinali. Per la prima volta in 20 anni, il prezzo della benzina, su decisione di Maduro, è stata aumentaa fino al 6.000%. Ma si tratta solo di una delle misure adottate dal delfino di Hugo Chavez per far fronte alla crisi. Tra gli altri provvedimenti in discussione ci sono la svalutazione e ristrutturazione del sistema di cambio della moneta, la revisione dei prezzi dei prodotti il cui valore finora era fissato dallo Stato,  la riforma del sistema alimentare e l’aumento di buoni e salari. Al momento i dipendenti pubblici lavorano solo due giorni la settimana, manca la luce elettrica in molte zone e cominciano ad essere razionati tanti beni. Chi ne fa le spese sono le fasce più povere della popolazione.

Da mesi il presidente Maduro siede su una delle poltrone più scomode di tutto il continente americano. La crisi economica si intreccia con quella politica. Il 1 maggio Henrique Capriles, governatore dello stato di Miranda in Venezuela e leader anti-chavista ha comunicato che 2,5 milioni di venezuelani hanno firmato per chiedere un referendum revocatorio del mandato presidenziale. Solo nelle prime 48 ore ne sarebbero state raccolte 1,1 milioni.
«Voglio fare una petizione al Vaticano e in particolare al nunzio in Venezuela affinché vadano a visitare i prigionieri politici torturati. Sono chiusi in carcere e da anni non vedono la luce del sole». Ha chiesto Leopoldo Lopez Gil, il padre del leader dell'opposizione in Venezuela, ai microfoni della televisione dei vesovi italiani. «È una situazione molto triste Un paese ricco, a causa di una pessima amministrazione e un governo disonesto, ha sottoposto la maggior parte della popolazione ad un grave stato di povertà, dove non si riescono ad avere gli elementi necessari per vivere comprese le medicine per curarsi».

 «Mio figlio Leopoldo - ha aggiunto Lopez Gil - è in carcere dal febbraio 2014 e lo hanno condannato a 14 anni di prigione per i suoi discorsi. Non ci sono prove per la condanna, non gli hanno permesso di presentare testimoni, periti o prove. Ha solo la possibilità di essere visitato dai suoi parenti più stretti».
 
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