Iraq, truppe alla porte di Mosul: attacco imminente. Allarme Onu: civili scudi umani dell'Isis

Forze speciali irachene
Forze speciali irachene
Venerdì 28 Ottobre 2016, 21:44 - Ultimo agg. 29 Ottobre, 19:16
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Le forze della Coalizione anti-Isis si preparano a entrare a Mosul. L'assalto è «imminente», riferiscono all'agenzia Ansa fonti concordanti sul campo, e Abu Bakr al Baghdadi è costretto a ricorrere all'ultima orrenda e tragica strategia difensiva: usare i civili come fossero un bastione difensivo. «Decine di migliaia di loro», senza distinzione tra uomini, donne e bambini, sono stati rastrellati nella capitale del sedicente Stato islamico in ogni quartiere, in ogni sobborgo, in ogni casa, anche quelle costruite col fango.

La denuncia non arriva da fonti non verificabili - per definizione non attendibili - ma dalle Nazioni Unite a Ginevra,
per bocca della portavoce dell'Ufficio dell'Alto commissario per i diritti umani, Ravina Shamandasani. Che ha anche confermato il massacro di 232 persone, 190 ex membri delle forze irachene e 40 civili che si rifiutavano di obbedire agli ordini del Califfo.

Sul fronte orientale di Bazwaia, l'avamposto delle forze irachene a tre chilometri dal perimetro dell'inferno jihadista,
si trovano altre conferme. Il «muro di fuoco» di Baghdadi è realtà. Ovunque le tracce delle fiamme appiccate per disturbare gli attacchi aerei e l'avanzata degli iracheni. Cumuli di copertoni incendiati, ridotte trasformate in fiumi di fuoco, barili di petrolio ogni 20 metri, come fossero segnali stradali. Sui prati gialli che costeggiano le strade i cadaveri dei jihadisti uccisi. Altri corpi sono stati rimossi: in una casa era stato trovato un jihadista martoriato e poi impiccato al soffitto. Ora restano solo le corde.

Un pickup con una mitragliatrice da 50mm è coperto di mosche: ci sono i resti di un jihadista che le attira. E le mosche sono davvero in ogni angolo, anche nelle chiese della vicina Bartella dove è andato in scena il solito orrore blasfemo e senza senso firmato dal Califfo. Chiese profanate, croci spezzate, immagini di Cristo bruciate.

Gli iracheni sul campo sono una forza variegata: ci sono le truppe speciali con le bandiere nere, il 'top' dell'Esercito
iracheno, secondo gli esperti. Le milizie sciite che, è noto, rispondono al grande Ayatollah di Teheran.

I Peshmerga sono pochi chilometri più a nord, a Bashiqa, dove aspettano che la zona sia libera da trappole esplosive per entrare in città. Anche lì la divisa non basta: la portano anche alcuni militari che chiaramente non sono curdi, non sono iracheni, non sono europei.

L'avanzata su Mosul è corredata da informazioni confuse: ufficialmente si attende, «ci vorrà tempo», dicono dal
Pentagono, prima di entrare in città. Forse una strategia per non indicare un'ora X. Ma gli analisti militari non hanno dubbi: la battaglia finale è di fatto già iniziata.

Oggi poi era venerdì, un giorno che per i musulmani ha un significato così forte che in Occidente pochi comprendono. Nella battaglia finale per Mosul il sangue scorrerà a fiumi e iniziarla oggi sarebbe stato un sacrilegio. Ma allo scoccare della mezzanotte, riferiscono ancora gli analisti militari, ogni minuto che passerà senza far scattare l'assalto sarà un tragico favore al Califfo. Che potrà rafforzare le proprie difese e fare nuove stragi di civili.



 
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