Lotta all'Isis, raid Usa a sud di Baghdad per difendere le forze irachene

Lotta all'Isis, raid Usa a sud di Baghdad per difendere le forze irachene
Martedì 16 Settembre 2014, 14:30
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I raid americani vicino Baghdad sono stati lanciati per difendere le forze irachene sotto attacco ed la prima volta che vengono condotti vicino alla capitale da quando iniziata la campagna militare americana contro l'Isis nel Paese, l'8 agosto scorso.





Non è stato precisato il luogo degli attacchi, nè che tipo di postazione sia stata colpita. La scorsa settimana il presidente americano Barack Obama aveva annunciato che una campagna estesa, incluso l'autorizzazione di raid in Siria, cercherà di «far retrocedere e, in definitiva, distruggere l'Isis».



Per la prima volta dall'inizio dell'attuale offensiva antiterrosimo in Iraq, l'esercito degli Stati Uniti ha attaccato posizioni dello Stato islamico vicino Baghdad. Lo ha riferito il Comando centrale a Tampa, in Florida. Sono stati effettuati due raid aerei nel sudovest della capitale irachena, così come vicino al monte Sinjar. L'attacco nei pressi di Baghdad fa parte dell'operazione «estesa» annunciata dal presidente americano Barack Obama e ha avuto lo scopo di aiutare le truppe irachene a terra nella loro offensiva.



L'allarme. Circa mille militanti di nazionalità turca combattono tra le fila dello Stato Islamico (Is). Lo rivela il New York Times, citando fonti governative di Ankara. Secondo il quotidiano, la Turchia è una delle principali fonti per il reclutamento di miliziani dell'Is. Nell'articolo si racconta la storia di un ex combattente turco di 27 anni arrivato in Siria con 10 amici e poi unitosi all'Is dopo 15 giorni di addestramento. L'uomo, la cui identità non è stata resa nota, ha dichiarato di aver sparato a due «nemici», di aver partecipato a un'esecuzione in pubblico e di aver sepolto viva una persona. La Turchia ha annunciato nei giorni scorsi che non parteciperà attivamente alle operazioni militari della coalizione internazionale in Iraq e Siria e non concederà le sue basi per raid aerei contro obiettivi jihadisti. Ankara ha spiegato di non voler mettere a repentaglio la vita dei 49 turchi rapiti in un assalto al consolato di Mosul tre mesi fa e ancora nelle mani dell'Is.



Il monito lanciato dal presidente iracheno Fouad Massoum. Il mondo deve fermare l'avanzata dello Stato Islamico (Is) in Iraq e Siria prima che «si espanda verso altri Paesi e causi un disastro in ogni altro Stato che raggiungerà». È il monito lanciato dal presidente iracheno, Fouad Massoum, all'indomani della conferenza internazionale di Parigi sulla pace e la sicurezza in Iraq. In un'intervista all'emittente curda Rudaw, Massoum ha spiegato che i 30 paesi che comporranno, con compiti diversi, la coalizione internazionale «stanno provando a trovare una soluzione per eliminare l'Is in Iraq». «Non vogliono lasciare che l'Is diventi una forza troppo grande per poterla combattere facilmente», ha affermato. Massoum ha quindi sottolineato che ciascun Paese della coalizione può offrire all'Iraq e alla regione semiautonoma del Kurdistan diverse forme di aiuto. «Alcuni paesi - ha dichiarato - possono fornirci sostegno militare. Altri possono contribuire anche solamente con l'assistenza umanitaria alle oltre 1,4 milioni di persone che sono state costrette a lasciare le loro case» a causa dell'offensiva dei jihadisti.