Elezioni in Francia, l'incognita astensione: può arrivare fino al 30%

Elezioni in Francia, l'incognita astensione: può arrivare fino al 30%
di Francesca Pierantozzi
Domenica 23 Aprile 2017, 08:55
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PARIGI L'elezione più pazza della storia della Quinta Repubblica era, almeno fino a oggi, quella del 2002. Non c'è un francese che non ricordi le 20 e un secondo di quella domenica sera, quando sulle tv apparvero, prima sfocati, poi sempre più nitidi, (presentazione rimasta invariata da anni) i volti dei due candidati che sarebbero andati al ballottaggio per l'Eliseo: a destra Jacques Chirac con il 20 per cento, e a sinistra, dove tutti aspettavano di vedere la criniera bianca del socialista Lionel Jospin, le mascelle di Jean-Marie Le Pen.
Colpa dell'astensione, commentarono col senno di poi: era stata del 29 per cento, un record per l'elezione presidenziale in Francia, che attira in media oltre l'80 per cento degli elettori. Questa volta l'astensione è stata già commentata col senno di prima. Da giorni si paventano urne deserte.
LE PREVISIONI
Cifre ufficiali parlavano del 30 per cento - livello di guardia del 2002, appunto - cifre ufficiose e terrorizzanti evocavano addirittura il 40 se non l'abisso, il 50: percentuali che renderebbero possibile qualsiasi risultato. Ma il 2017 non è il 2002. L'astensione non va più automaticamente a beneficio delle estreme o degli anti-sistema. E non è detto che gli elettori non abbiano deciso di smentire anche questa previsione. Le inchieste realizzate fino all'altro ieri indicano tutte un aumento della partecipazione in questi ultimissimi giorni.
Secondo Ifop l'astensione è diminuita di 8 punti in due settimane e si attesterebbe ormai intorno al 27 per cento, mentre per Elabe «la partecipazione al primo turno si avvicina ormai a quella del 2012», quando andarono a votare l'80 per cento degli elettori. Nelle ultime 48 ore la maggior parte degli indecisi - erano fino a un terzo dell'elettorato - avrebbero finalmente preso la loro decisione. Ma chi approfitterà di questa eventuale mobilitazione, di questa scelta dell'ultimo minuto? Se nessuno si stupisce dell'esitazione fino alla fine (il paesaggio politico si ricompone, analizza Ifop, non c'è più il voto di abitudine al proprio partito) molti non si sbilanciano a decretare i vincitori. «Questa elezione cristallizza le paure dei diversi elettorati - ha spiegato Jérôme Sainte-Marie, di Polling Vox - Ci si mobilita per sbarrare il passo al proprio avversario». Come nel 1981, quando François Mitterrand provocò il terrore di vedere un socialista all'Eliseo nell'elettorato di destra: la mobilitazione in quel caso non funzionò, e la gauche arrivò la presidenza.
LA VALUTAZIONE
Per Jérome Sainte-Marie, però, questa volta la mobilitazione non sarà politica, ma sociale: i francesi del basso contro i francesi in alto. La diminuzione dell'astensione registrata negli ultimi giorni potrebbe in questo caso favorire i due candidati considerati più anti-sistema, ovvero Marine Le Pen e il leader della sinistra radicale Jean-Luc Mélenchon. In compenso, assicurano, l'attacco sugli Champs Élysées non avrebbe modificato in modo determinante le intenzioni di voto: «L'attentato s'iscrive purtroppo in una lunga serie di attacchi. I francesi avevano già preso in considerazione la minaccia del terrorismo nella loro scelta».