La Francia ritorna nel mirino

di ​Alessandro Orsini
Venerdì 15 Luglio 2016, 08:25
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Il terrorismo esisteva, come no, anche se non colpiva le città occidentali. Nel 2015, gli attentati terroristici nel mondo sono stati quasi 12mila (11.774), che hanno provocato la morte di oltre 28mila persone (28,328). Ciò significa che, lo scorso anno, ci sono stati quasi mille attentati terroristici al mese di media. La cifra è impressionante, ma le persone comuni, che vivono in Occidente, non se ne accorgevano perché la gran parte dei morti in attentati il 74% per la precisione - era concentrata in cinque paesi: Iraq, Siria, Afghanistan Pakistan e Nigeria. Che cosa sta accadendo intorno a noi? La risposta è semplice.

L'enorme nube tossica, rappresentata dagli attentati terroristici, si sta spostando sulle nostre teste. I morti in attentati terroristici nel 2015 sono stati di meno rispetto al 2014, ma a noi sembra che il terrorismo sia cresciuto perché sono aumentati gli attentati intorno a noi e contro di noi, considerati gli italiani uccisi a Dacca, in Bangladesh. Sotto il profilo statistico, la notizia è buona. Sotto il profilo della nostra sicurezza nazionale, è cattiva. Che cosa dobbiamo fare? In primo luogo, occorre mantenere la calma e ragionare. Ferma restando la condanna verso il terrorismo, che è un orrore assoluto, le notizie per l'Italia sono relativamente buone, se è lecito esprimersi in tal modo. La prima notizia, che proviene dall'attentato di Nizza, è che i terroristici islamici, che non colpiscono mai a caso, non ce l'hanno con l'Italia. I terroristi dell'Isis e di al Qaeda hanno realizzato tre attentati contro la Francia negli ultimi 18 mesi, ma non hanno mai cercato di organizzare un attentato contro l'Italia. 

Dopo la strage di Parigi contro Charlie Hebdo, il 7 gennaio 2015, tutti temevano per l’Italia, che si accingeva a ospitare Expo. Ebbene, Expo ha totalizzato 21 milioni di visitatori, tra cui il premier israeliano Netanyahu, in un periodo di sei mesi, ma né l’Isis, né al Qaeda, hanno minacciato il nostro paese. Poi abbiamo assistito all’inaugurazione dell’anno giubilare, che ha scatenato nuove paure, ma i terroristi, anziché colpire l’Italia, si sono diretti, per la seconda volta in un anno, contro Parigi. Era il 13 novembre. Il Natale ha portato nuove paure di un attentato contro la città di Roma, ma di veri terroristi islamici, dalle parti nostre, nemmeno l’ombra. Il 22 marzo 2016, è stata colpita Bruxelles. Oggi arriva l’attentato di Nizza. I terroristi islamici ce l’hanno con la Francia e non con l’Italia. Più precisamente, ce l’hanno con i paesi dell’Europa occidentale che sono impegnati a bombardare le postazioni dell’Isis al fianco degli americani.

Tali paesi sono cinque: Inghilterra, Belgio, Francia, Danimarca e Olanda. Se è vero ciò che i terroristi islamici hanno sempre affermato, e cioè che colpiscono soltanto i paesi occidentali da cui sono colpiti - oppure oltraggiati per mezzo delle vignette su Maometto - l’Italia è relativamente al sicuro. La Francia potrebbe subire mille attentati in un solo anno e l’Italia nessuno. Ad ogni modo, prima di colpire l’Italia, i terroristi dell’Isis dovrebbero regolare i conti con la Danimarca, l’Olanda e l’Inghilterra. A meno che non decidano di attaccare i loro nemici in casa nostra, per esempio, colpendo una catena commerciale francese sul territorio italiano, l’Italia, almeno nel breve periodo, dovrebbe salvarsi. Gli italiani non hanno da temere dagli eventi che tormentano la Siria e l’Iraq perché si tratta di una partita in cui non sono entrati.

La Francia sì; noi no. Con riferimento al terrorismo jihadista, i pericoli potenziali, per l’Italia, sono in Libia, non in Medio Oriente
La seconda notizia, che proviene da Nizza, è che il terrorismo è tra noi. Pertanto, occorre assumere un atteggiamento maturo, e non infantile, che consiste nel chiudere gli occhi oppure nello sbattere i piedi per terra in segno di stizza, per la nostra serenità turbata. Questa è la realtà. Si tratta di vita o di morte. È urgente aumentare la spesa per la sicurezza nazionale e bisogna rimanere lucidi.

Ci sono tempi storici in cui un’intera classe dirigente – giornalisti, professori universitari e politici di professione - è chiamata a navigare, con la schiena dritta, in mari tempestosi.
La forza e la ragione sono le qualità di una classe dirigente vigorosa.
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