I trattati di Roma e le ragioni di una Unione più umile

di ​Biagio de Giovanni
Domenica 26 Marzo 2017, 09:40 - Ultimo agg. 19:21
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Non sempre dà sollievo e consolazione (nonché spinta a pensare) leggere i documenti celebrativi di un evento, su questo riflettevo scorrendo con la dovuta attenzione il testo firmato da tutti i leader europei riuniti a Roma per il sessantesimo della nascita della Comunità, chiamata poi Unione europea. Per carità, è scontato che certe cose si debbano dire, che si debba fare l’elenco di tutti i problemi che giacciono sul tappeto duri e irrisolti, e si dica anche che, sì, sono complicati, ma c’è buona volontà di risolverli. E si spera sempre, soprattutto quando le difficoltà e gli stalli diventano imponenti e sembrano invalicabili, che questa volta si dicono le solite cose, ma ci sia anche dentro la consapevolezza che si è giunti a un punto assai grave e che per davvero bisogna agire. Ma qualunque sia l’attitudine che sta dietro al documento, per le ragioni dette preferisco provare a guardare in faccia la realtà e cercare, in essa, i segni di qualcosa che permetta di vedere il punto di luce che si potrebbe intravedere nel buio del tunnel e però anche le cose che potrebbero tornare ad oscurare tutto. 

Per questa ragione, non voglio tornare ad elencare le ragioni della crisi che attanaglia l’Unione e che si sono ripetute in questi mesi fino alla noia, sappiamo a memoria, Brexit, Trump, populismi antieuropei, euro che funziona male, immigrazione irrisolta, terrorismo, Schengen in difficoltà insieme al tema delle frontiere, e si potrebbe continuare, ma verrei meno alla promessa. Tutte cose fondamentali, allo stesso modo in cui è fondato, ma anche un po’ noioso, ricordare tutto ciò che di bene ha fatto l’Europa nei sessant’anni della sua esistenza: pace per la prima volta nella sua storia; libertà politica assicurata nel continente; circolazione di tanti giovani (ci ricordiamo, o no, della «nostra» giovinezza? E mi rivolgo ai miei coetanei e non solo a loro); una protezione sociale che, nonostante la crisi che attraversa, è ancora tra le migliori del mondo; una immensa potenza commerciale; e la controfaccia di alcuni tra quegli stessi elementi che stanno nella filiera del negativo, come avviene per l’euro. Moneta difficile, dicevo prima, ma molti si chiedono: avrebbero retto le nostre economie e le nostre monete nazionali nell’impatto con la globalizzazione senza di esso? Domanda alla quale è impossibile rispondere, ma tutt altro che priva di senso. 


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