Tripoli, Serraj chiede aiuto all'Ue L'Italia pronta a inviare truppe

Tripoli, Serraj chiede aiuto all'Ue L'Italia pronta a inviare truppe
Martedì 26 Aprile 2016, 10:20 - Ultimo agg. 10:23
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dal nostro inviato Marco Conti
HANNOVER Preoccupazione per la situazione in Libia, ma al tempo stesso «fare tutto il possibile» per sostenere il governo di Fayez Al Serraj. Nel castello di Herranhausen, alle porte di Hannover, Angela Merkel mette intorno ad un tavolo il presidente americano Barack Obama, il presidente francese Francois Hollande, il primo ministro inglese David Cameron e il presidente del Consiglio Matteo Renzi. Un inusuale vertice a cinque di due ore durante il quale si fa il punto sulle maggiori questioni internazionali: dalla Libia alla Siria, passando per l'Ucraina, la Russia e la lotta al terrorismo.

I PATTUGLIAMENTI
Gli ultimi aggiornamenti sulla situazione a Tripoli è Matteo Renzi a darli dopo il colloquio avuto in mattinata con Al Serraj durante il quale il primo ministro libico avrebbe espresso preoccupazione per gli attacchi dell'Isis agli impianti petroliferi. Il sostegno al nascente governo di Al Serraj è fuori discussione. Un piccolo contingente italiano farà da scorta, con altre truppe, all'inviato dell'Onu Kobler, quando andrà a Tripoli in missione per il governo unitario. La Merkel sul punto è in piena sintonia con l'Italia perché, malgrado le resistenze francesi, teme l'instabilità nel Mediterraneo e la considera primo motivo delle partenze dei profughi.
Sulla stessa linea il presidente americano che è pronto ad appoggiare al vertice di luglio della Nato la richiesta di pattugliamenti di mezzi dell'Alleanza Atlantica insieme alle navi di Frontex già in azione nel Mediterraneo. «Se in Libia si consolida il governo potremmo mettere fine all'emergenza migranti», ha sostenuto il primo ministro italiano.
IL FRENO
L'argomento funziona anche perché uno stop agli sbarchi significa un freno all'immigrazione nei paesi del centro Europa e quindi un argomento in meno per i partiti xenofobi ed anti-europei che continuano a mietere successi. Del più recente, ottenuto in Austria del candidato sostenuto dal Fsoe, partito anti-immigrati ed anti-euro, non si è parlato durante l'incontro anche se è toccato a Renzi ridimensionare l'allarme degli arrivi al Brennero elencando una serie di cifre che dimostrano come ci sia stato addirittura un calo di immigrati rispetto al 2014. «Non c'è nessun motivo straordinario per chiudere una frontiera che oltre che simbolica è fondamentale per l'intera area del nord-est».
«Se così non fosse - aggiunge - saranno le istituzioni europee a prendere le conseguenze necessarie perché il Brennero è un simbolo».

L'ORDINE MONDIALE
Beghe europee che stanno però mettendo a rischio l'Unione europea al punto da spingere il presidente americano a tornare nel Vecchio Continente per ricordare a tutti che «gli Stati Uniti hanno bisogno di un'Europa forte, prospera ed unita» e che ciò è importante «per l'ordine mondiale».

La due giorni di Obama ad Hannover, dove ha anche inaugurato un importante fiera tecnologica evitando di transitare davanti lo stand della Volkswagen, rafforza il rapporto con la Cancelliera che torna ad essere l'interlocutore europeo più importante per Washington viste anche le difficoltà della Gran Bretagna alle prese con un referendum che Cameron fatica a “gestire”. «Il mondo non ha bisogno di muri», ha sostenuto ieri mattina Obama dopo aver elogiato il comportamento tenuto dalla Merkel sui migranti che la pone «dalla parte giusta della storia».

I RAPPORTI CON LA RUSSIA
«Non possiamo voltare le spalle a esseri umani come noi che hanno bisogno del nostro aiuto ora e non sono numeri ma persone con storie», ha sostenuto Obama riecheggiando le parole di Papa Francesco. Tanta disponibilità sui migranti, ma poca sulla Russia. «Vorrei avere buoni rapporti con la Russia - ha sostenuto Obama - ma per eliminare le sanzioni è necessario che rispettino gli accordi». Di Mosca ieri si è parlato non solo in relazione alla situazione in Ucraina, ma soprattutto per le difficoltà che riscontra in Siria.