Attacchi a Londra, altri due arresti
killer Masood prof inglese convertito

Attacchi a Londra, altri due arresti killer Masood prof inglese convertito
Venerdì 24 Marzo 2017, 09:22 - Ultimo agg. 18:57
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Nella notte la polizia britannica ha compiuto altri due arresti, uno nel West Midlands ed un altro nel North West, nell'ambito delle indagini dell'attentato di Londra. Lo ha reso noto, in una conferenza stampa, il capo dell'anti-terrorismo di Scotland Yard, precisando che al momento sono nove le persone in custodia mentre un'altra è stata rilasciata su cauzione. Mark Rowley ha anche confermato che il nome di nascita dell'attentatore non era Khalid Masood, nome con cui è stato identificato ieri, ma Adrian Russell Ajao, un nome diverso da quello che è stato fornito questa mattina dai media britannici che parlavano di Adrian Elms.

L'attentatore di Londra, identificato Khalid Masood, era nato 52 anni fa come Adrian Elms, a Dartford, in Kent. Secondo quanto hanno reso noto fonti investigative ai media britannici, l'uomo si sarebbe convertito all'Islam in prigione dove è finito più volte per diverse condanne. La prima risale al novembre 1983 e l'ultima nel dicembre 2003 per possesso di una coltello. Si tratterebbe di un professore di inglese, secondo le informazioni raccolte dalla stampa. Intanto, si aggrava il bilancio delle vittime: un ferito è morto in ospedale.

Tornando al profilo del killer, on era mai stato condannato per terrorismo, ma Masood - che era noto alla polizia con diversi nomi - era finito nei radar dei servizi per contatti con terroristi islamici, precisano fonti di The Independent. Le stesse fonti che precisano che l'indottrinamento sarebbe iniziato al momento dell'incontro con estremisti islamici in prigione.

A Birmingham è stata una giornata di lutto profondo, composto, tra candele, veglie e slogan coraggiosi e sentiti in una città, Londra, che ha subito seguito l'istinto di stringersi compatta, di andare avanti, ricordando le quattro vittime (compreso l'attentatore) del folle attacco di mercoledì, a cui se ne è aggiunta un'altra nella serata di ieri. Londra si è fatta forza senza farsi stravolgere dal dolore. E senza dimenticare il pragmatismo che impone, all'indomani di una ferita profonda come quella lasciata dal Suv nero a Westminster, di domandarsi come fare per evitare che questo si ripeta. Non certo facendosi intimidire dai terroristi. Il premier Theresa May, riprendendo la seduta alla Camera dei Comuni interrotta 24 ore prima in modo tanto traumatico, lo ha scandito in un'aula commossa: «Non abbiamo paura e non ci faremo intimidire».

Tantomeno dall'Isis che ha rivendicato l'attentato: «A colpire è stato uno dei nostri soldati». Intanto a Birmingham è scattata una maxi operazione della polizia: ci sono stati otto arresti. E continua la caccia alla rete dei complici. La giornata di ieri ha anche registrato la quinta vittima dell'attentato al Westminster Bridge. Oltre all'esame di coscienza dell'intelligence che si chiede se quell'uomo, noto alle forze dell'ordine, non fosse stato sottovalutato, il dibattito pubblico si è presto spostato sulla necessità o meno di armare i Bobbies, i poliziotti di strada, per evitare che possa ripetersi la tragedia dell'agente quarantottenne Keith Palmer, morto accoltellato senza potersi difendere. Solo la presenza della guardia del corpo armata del ministro della Difesa Michael Fallon avrebbe permesso, secondo le ricostruzioni circolate ieri, di fermare Khalid Masood.

Perché in un momento in cui il terrorismo appare sempre più fatto di piccoli piani difficili da rilevare anche per la più capillare delle agenzie di intelligence - e quella britannica, con i suoi tredici piani sventati in quattro anni ha dimostrato di saper lavorare bene - anche per un paese che odia qualunque sfoggio di violenza e di potere, forse è il momento di pensare ad una dotazione più efficace per i suoi agenti. Solo il 4,4% dei poliziotti britannici gira armato e nel 2016, tra Inghilterra e Galles, sono stati sparati solo sette colpi. A Londra, megalopoli relativamente sicura ma dove l'anno scorso ci sono stati 3.000 episodi di violenza con armi da fuoco, il 90% dei poliziotti è abitualmente disarmato e ogni volta che spara, viene automaticamente aperta un'inchiesta. Ma con il terrorismo internazionale che continua a prendere di mira la città, il 75% dei poliziotti chiede di avere almeno un taser per difendersi.

Forse sul ponte di Westminster le armi non sarebbero bastate a fermare la corsa di Masood, a impedire che l'insegnante di spagnolo quarantatreenne Aysha Frade morisse mentre andava a prendere a scuola i figli, che una giovane romena che doveva sposarsi tra poco cadesse nel Tamigi, ferendosi gravemente, che l'americano Kurt Cochran non riuscisse a festeggiare i venticinque anni di matrimonio e che un settantacinquenne fosse il terzo civile a morire, nella tarda serata di ieri, mentre altre persone sono ancora ricoverate in condizioni critiche. La moschea di Birmingham ha condannato l'attentato «barbaro e spietato» e le autorità hanno indetto una veglia oggi alle 5, dopo che quella di Trafalgar Square, con il sindaco Sadiq Khan, il ministro degli Interni Amber Rudd e il capo della polizia, si è trasformata in un momento di grande senso civico e commozione collettiva. Tra la folla si sono visti molti musulmani, tra cui una donna velata con un cartello con sopra scritto: «Non a nome mio».
 


 
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