Los Angeles cancella il Columbus Day, intervista al console italiano: «L'amarezza degli italiani d’America»

Los Angeles cancella il Columbus Day, intervista al console italiano: «L'amarezza degli italiani d’America»
di Luca Marfé
Sabato 2 Settembre 2017, 18:11 - Ultimo agg. 3 Settembre, 01:39
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NEW YORK - Los Angeles depenna dal proprio calendario il Columbus Day. Raggiunto al telefono, il Console Generale d’Italia, il napoletano Antonio Verde, racconta gli umori della comunità italo-americana e conferma la posizione della Farnesina sulla scoperta dell'America quale patrimonio dell'umanità, offrendo al contempo qualche riflessione sulla figura di Cristoforo Colombo.

Console, che cos’è successo a Los Angeles in questi giorni?
«È successo che il City Council di Los Angeles ha ufficialmente cancellato la festività cittadina di ottobre dedicata a Cristoforo Colombo. Il Ministero degli Affari Esteri segue da tempo il delicato dibattito sul Columbus Day, ben consapevole di quanto la celebrazione della ricorrenza stia a cuore alle nostre collettività residenti negli Stati Uniti. La questione, infatti, era in discussione a Los Angels già da alcuni anni e rientra nelle dinamiche interne agli Stati Uniti che abbiamo visto riproporsi anche di recente. Il tutto ha comunque avuto luogo, come era lecito aspettarsi, nel contesto di un legittimo processo democratico».

La decisione, peraltro, è stata assunta a larga maggioranza. 14 voti favorevoli e soltanto uno contrario.
«Già. Il Columbus Day, che resta in ogni caso una festività federale, sarà sostituito a Los Angeles da una giornata commemorativa delle “Popolazioni indigene, aborigene e native”. Ripeto, una decisione legittima e democratica rispetto alla quale vorrei comunque ricordare ancora una volta il commento della Farnesina sulla scoperta dell’America quale patrimonio dell’umanità, nonostante ogni dibattito volto a voler rileggere oggi eventi di tale grandezza».



Qual è stata la prima reazione della comunità italo-americana? Ha ricevuto telefonate, email, commenti in generale?
«Ci sono state, ovviamente, reazioni, improntate soprattutto ad amarezza da parte degli italiani d’America che si sono infatti sentiti privati di un simbolo identitario considerato molto importante. E, come ho potuto registrare nello specifico, l’amarezza è stata dovuta soprattutto a motivazioni che vanno al di là di ogni polemica sulle rivisitazioni storiche. La nostra comunità, infatti, ha dimostrato da sempre grande simpatia per le istanze dei nativi ed era favorevole sin dall’inizio all’istituzione di una giornata a loro dedicata. Proprio per questo, molti non hanno compreso per quale motivo si sia scelto alla fine di procedere in una maniera che è stata percepita come divisiva nel suo voler contrapporre nativi ed italo-americani. In spirito di vicinanza e collaborazione, la nostra comunità aveva anche proposto di dedicare ai nativi il 9 agosto, la stessa giornata scelta dall’ONU per celebrare le popolazioni indigene, senza dover necessariamente “scalzare” il “nostro” Cristoforo Colombo, ma così non è stato. Vale comunque la pena di sottolineare che, nell’ambito dell’Italian Heritage Month, celebrato ufficialmente a Los Angeles tutti gli anni nel mese di ottobre, si è deciso contestualmente che il 12 ottobre, data associata con la scoperta dell’America, sarà d’ora in poi festeggiato quale Italian Heritage Day, la giornata dell’eredità culturale italiana, appunto».

Console, è evidente che, per quanto si rischi una gran confusione tra questioni oggettivamente diverse e slegate tra loro, Cristoforo Colombo si sia ritrovato nel mezzo della polemica che riguarda i simboli e le statue sudiste. Polemica che serpeggia da tempo nello scenario a stelle e strisce, ma riesplosa prepotentemente dopo i recenti fatti di Charlottesville.
«Non sono uno storico di professione, come sa, ed è inoltre complesso, e va al di là del mio ruolo istituzionale, commentare su questioni di tale delicatezza e rilevanza per questo Paese. In termini generali, però, credo sia possibile aggiungere una considerazione oggettiva e necessaria sull’opportunità di un revisionismo accurato e proficuo, ma in ogni caso in grado di saper collocare nella corretta prospettiva i valori e le dinamiche delle diverse fasi della nostra storia. Proprio per questo motivo, esprimere un giudizio affrettato e monodimensionale su una figura storica, quella di Cristoforo Colombo, che resta prima di ogni altra cosa un esploratore coraggioso, vuol dire inerpicarsi su una strada particolarmente impervia, oltre che limitativa per la comprensione di eventi che vanno ben oltre le contingenze momentanee. Come sottolineato giustamente dalla Farnesina, del resto, Colombo rappresenta in tutto il mondo, non solo negli Stati Uniti, un simbolo fondamentale della storia e dei successi italiani».

Eppure, sulla scia di un rancore difficile da ritrarre e soprattutto da motivare, il navigatore genovese si ritrova cucita addosso l’etichetta di genocida.
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