Merkel, vittoria annunciata ma è rebus sulle alleanze

Merkel, vittoria annunciata ma è rebus sulle alleanze
di Flaminia Bussotti
Domenica 24 Settembre 2017, 09:28 - Ultimo agg. 11:36
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Berlino La Germania è chiamata oggi al voto: 61,5 milioni gli aventi diritto, ma la crocetta che faranno avrà conseguenze non solo per gli 82 milioni di tedeschi ma anche per i 500 milioni di cittadini dell'Ue, e non solo. La Germania è la superpotenza del continente e che sia la forza economica, il peso politico o lo spazio negoziale che occupa nei dossier internazionali, le ripercussioni sono globali. Queste elezioni, al di là della apparente sonnolenza della campagna, sono in realtà messaggere di scosse telluriche senza precedenti.


Lo scenario presenta un paio di costanti e diverse incognite: l'Unione cristiano democratica Cdu-Csu si confermerà primo partito e la cancelliera Angela Merkel guiderà con ogni probabilità il prossimo governo, il suo quarto, avviandosi a eguagliare il primato di 16 anni di Helmut Kohl. Quanti voti conquisterà (i sondaggi cambiano, in peggio, di continuo) e con chi potrà allearsi però è un mistero. Se solo poche settimane fa sembrava ci fossero per lei quattro opzioni, adesso sembrerebbero solo due: una grande coalizione con i socialdemocratici (Spd), o una con Liberali (Fdp) e Verdi, detta Giamaica dai colori della bandiera dell'isola. La grande incognita è la Spd: il partito che fu di Willy Brandt, Helmut Schmidt e Gerhard Schröder rischia l'implosione e un Bundestag con una Spd in agonia non sarebbe certo positivo per la Germania. Quattro anni fa la Cdu-Csu ottenne il 41,5% e la Spd 25,7%. Adesso sono sul 34%-36% e 21%-22%. Per la Spd significherebbe battere il suo record negativo del 2009 (23%).


Lo sprint impresso dalla scesa in campo dello sfidante Martin Schulz, che aveva fatto risalire la Spd al 30%, si è volatilizzato. Le sue chance di risalire la china sono zero. La cancelliera vincerà anche se penalizzata di 5-6 punti. Come si è arrivati a questo scombussolamento? Quattro anni fa due partiti erano rimasti sotto la soglia del 5%: la Fdp col 4,8%, e la AfD (Alternative für Deutschland), il partito fondato proprio nel 2013 dall'economista Bernd Lucke per protesta alla crisi dell'euro col 4,7%. Nel frattempo Lucke se n'è andato e il partito ha sterzato a destra cavalcando un'altra crisi, quella dei migranti, più remunerativa in termini di consenso. Schulz li ha definiti i becchini della democrazia. I sondaggi danno per certo il ritorno al Bundestag dei liberali e l'ingresso dell'AfD: tutti voti quindi (sul 10% e 12%-13%) che erodono il potenziale degli altri partiti. Il prossimo Parlamento avrà quindi sei gruppi parlamentari, due di più (Cdu-Csu, Spd, Fdp, Verdi, Linke e AfD), sarà più numeroso (fino a 700 seggi contro 630 ora) e, soprattutto, avrà per la prima volta dagli anni 50 un partito più a destra della Cdu-Csu. Molto probabile che l'AfD diventi la terza forza davanti a Liberali, Verdi e Linke il che vorrebbe dire che guiderebbe l'opposizione e i suoi capogruppo (Alexander Gauland e Alice Weidel) prenderebbero la parola dopo la cancelliera. Inoltre avrebbe diritto alla presidenza della commissione bilancio, considerata la più importante. Fino all'ultimo minuto, nei comizi ieri nei rispettivi collegi elettorali (Meclmeburgo e Aquisgrana),


Merkel e Schulz ha chiesto il voto degli elettori ma nella voce c'era un velo di rassegnazione: «Stiamo a vedere», ha detto la Merkel. «Vada come vada, è stata una magnifica campagna elettorale», si è congedato Schulz.

Oggi alle 18.01 si saprà come è finita. In ogni caso si prevede che le trattative per il governo saranno lunghe. Un mese dopo, il 24 ottobre, dovrà tenersi la seduta costituente del nuovo Bundestag ma i colloqui andranno avanti. In genere durano un mese ma l'ultima volta ci sono voluti tre mesi: il che vorrebbe dire questa volta giuramento del nuovo governo per Natale.

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