Merkel impopolare,
«picchiare» fa bene ai sondaggi

Merkel impopolare, «picchiare» fa bene ai sondaggi
di Alberto Gentili
Domenica 25 Settembre 2016, 12:27 - Ultimo agg. 19:37
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Qualche sera fa durante una cena di gala al Museo di scienza naturali di New York, complice il vino e l'atmosfera conviviale, Matteo Renzi ha rivelato la vera ragione dello scontro con Angela Merkel e François Hollande: «La verità è che manca la volontà politica di compiere una svolta per rilanciare l'Europa dopo lo schiaffone della Brexit. E manca perché siamo tutti sotto scopa elettorale, il prossimo anno in Germania e Francia si vota e anche noi abbiamo il referendum...».

Ecco il punto: guadagnare consenso, evitare la sconfitta. Un'aspirazione comune ai tre leader che poco meno di un mese fa cenavano insieme a bordo della portaerei Garibaldi guardando il sole che calava dietro Ventotene. Ma che negli ultimi giorni, per opinioni pubbliche e interessi diversi, sono spinti a imboccare strade opposte. Renzi spinge per superare l'austerity e per condividere con gli altri Paesi europei il peso dei migranti, in modo da arrivare al referendum più forte. Merkel, già uscita indebolita da due passaggi elettorali dopo l'ondata di profughi siriani abbattutasi sulla Germania, in vista del voto federale di settembre 2017 difende la politica del rigore contabile e nicchia sull'attuazione dell'accordo per la ricollocazione tra i Ventisette dei migranti sbarcati in Italia e Grecia. Hollande invece, più debole che mai, per usare le parole di un diplomatico italiano, «fa il pendolo, prima va ad Atene con Renzi e i socialisti, poi si rifugia tra le sottane della Merkel».

I sondaggi, infatti, sono inequivoci: per guadagnare popolarità in vista del referendum (anche tra gli elettori moderati e di destra), è decisamente meglio apparire avversario della Cancelliera e delle sue politiche di rigore, piuttosto che suo alleato. Tant'è, che da quel giorno, dalla sera del vertice di Bratislava, il premier ha picchiato sulla Merkel come un fabbro sull'incudine. E, sul fronte dei migranti, ha sposato un approccio ben diverso dal quello dell'accoglienza tout court seguito fino ad allora. La prova: «Non possiamo accogliere tutti», «capisco l'insofferenza dei sindaci di ogni colore che vedono centinaia di rifugiati bighellonare tutto il giorno, davanti ai bar, fuori dei centri di accoglienza», ha messo a verbale lunedì scorso a New York.

Che Renzi consideri fruttuoso lo scontro, l'ha dimostrato anche venerdì quando è trapelata la notizia che mercoledì prossimo a Berlino si vedranno Merkel e Hollande per parlare di agenda digitale e innovazione. Tutti sanno che dal 1983 quelle riunioni con la European round table of industrialists, il gotha degli industriali europei, fanno parte di una cooperazione bilaterale tra Francia e Germania, cui non ha mai partecipato un premier italiano. E lo sa anche Renzi che il 31 agosto, in occasione del summit Italia-Germania celebrato a Maranello, ha chiesto alla Cancelliera di convocare a inizio 2017 un bilaterale italo-tedesco sull'agenda digitale. Ma assodato che la guerra alla Merkel paga, eccolo drammatizzare e trasformare la prevista e scontata esclusione dall'incontro di mercoledì a Berlino, in un «avvertimento»: «Io però non mi farò intimidire, non starò zitto», ha ripetuto ieri, «io non voglio vivacchiare. Dopo lo choc della Brexit voglio il rilancio dell'Europa».