Brennero, controlli e una rete di 270 metri: «Ma passeranno tutti lo stesso»

Brennero, controlli e una rete di 270 metri: «Ma passeranno tutti lo stesso»
Giovedì 28 Aprile 2016, 08:20 - Ultimo agg. 08:30
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dal nostro inviato Renato Pezzini
BRENNERO - Il muro «non sarà un muro». Sarà una rete, «ma senza filo spinato» si premura di spiegare – bontà sua - il comandante Tomac della polizia di Innsbruck. Se è per questo, non ci saranno neppure le torrette di guardia presidiate da militari col fucile e l'ordine di sparare a vista. Ma forse non ci sarà proprio niente, né rete, né recinti, né controlli. «Dipende dall'Italia» dice ancora il comandante Tomac, mandato dal governo di Vienna a farsi portavoce di una malcelata minaccia. Questa: «Non volete il muro? Allora tenete i migranti a casa vostra».

Nevica al passo del Brennero, termometro sotto zero, tutti barricati dentro l'autogrill che sta proprio sulla linea di confine fra Italia e Austria. Domenica scorsa il neofascista Hofer ha vinto il primo turno delle elezioni presidenziali e ha subito detto la sua: «L'orda di migranti deve essere fermata al Brennero». E, guarda un po', tre giorni dopo ecco che Vienna convoca tutti nell'autogrill di confine per spiegare come sarà il «muro» che dovrà «fermare l'orda».

I POLIZIOTTI
Ci sono cinque poliziotti schierati davanti a una siepe di microfoni. E hanno tutti l'aria – e le parole – di chi si vede costretto a fare ciò che non vorrebbe fare. Purtroppo è colpa dell'Italia, dicono in coro. «Da inizio anno al 19 aprile sono stati individuati in Tirolo più di cinquemila stranieri entrati illegalmente» scandisce herr Letteinbichler «nei prossimi mesi potrebbero diventare molti di più e noi lo dobbiamo impedire». Così eccolo impegnato a illustrare le gigantografie che ha portato con sé.

I tir saranno dirottati su una corsia dedicata dove è prevista la costruzione di due punti di controllo. Sull'autostrada le auto sfileranno a 30 chilometri l'ora sotto il naso degli agenti che bloccheranno tutte le «vetture sospette» per poi deviale in un'area controllata. Sulla statale verrà istituito un kontrollpunkt, un posto di controllo. I treni saranno ispezionati dagli agenti e tutti i migranti in arrivo dall'Italia saranno fatti scendere alla stazione di Steinach (poco oltre confine) e rispediti da noi. Come non bastasse, una rete lunga 270 metri e alta 3 verrà innalzata sui fianchi della montagna per impedire il passaggio a piedi: «Ma la rete non avrà filo spinato».

 

PRIMA DI SCHENGEN
Per farla breve: il Brennero tornerà ad essere com'era vent'anni fa, prima di Schengen, quando per passare il confine bisognava aspettare ore intere. Peccato che nel frattempo il traffico di auto e tir si sia moltiplicato a dismisura. 2500 camion al giorno, ventimila auto. Commercio, turismo, denaro che va e che viene, e soprattutto la possibilità di sentire che l'Europa non è un disegno sulla piantina ma una grande terra in cui convivere senza barriere. Il comandante Tomac riprende la parola per specificare che «noi non stiamo accusando l'Italia». Però aggiunge che se la nostra polizia istituisse posti di controllo già a Bolzano o alla stazione ferroviaria di Fortezza «beh, forse allora non ci sarebbe bisogno della nostra barriera». Sono più o meno le stesse condizioni che il ministro dell'Interno, Sobotka, porrà ad Alfano nell'incontro convocato a Roma. «Se l'incontro andrà bene la barriera potrebbe rimanere solo un progetto».

I VALICHI
Il Brennero è solo uno dei dodici valichi fra Austria e Italia. Certo, è il più importante. Ma chi vuole passare di là o venire di qua ha molti altri modi per farlo, barriera o non barriera. «E un migrante che arriva fin qui dalla Siria o dall'Africa non fermerà certo il suo viaggio davanti a una griglia di protezione» dice Susanne, che accoglie gli stranieri di passaggio al Brennero nella sede dell'associazione Volontarius. Susanne sostiene che non ha mai incontrato un solo profugo «disposto a tornare indietro per paura dei controlli».

Causa neve, gli escavatori che dovrebbero preparare il terreno all'edificazione della barriera rimangono fermi, gli operai della ditta Asfinag ammazzano il tempo davanti ai boccali di birra nel bar della stazione. E lo stesso comandante Tomac dice che non c'è nessuna fretta di cominciare: «Dobbiamo aspettare l'evolversi delle trattative col vostro governo». A conferma del fatto che gli austriaci non considerano il muro del Brennero una soluzione del problema, ma un fatto simbolico finalizzato a spiegare al mondo che a Vienna spira un'aria nuova. Il che lo rende il muro ancora più spaventoso.