Ospedale bombardato, Medici senza frontiere: crimine di guerra, subito inchiesta indipendente

Ospedale bombardato, Medici senza frontiere: crimine di guerra, subito inchiesta indipendente
Domenica 4 Ottobre 2015, 10:23 - Ultimo agg. 5 Ottobre, 08:53
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Sale a 22 il bilancio delle vittime dell'attacco aereo che ieri ha colpito l'ospedale di Medici Senza Frontiere a Kunduz. Lo riferisce la stessa associazione umanitaria in una sua nota, in cui si precisa che «l'ospedale era affollato di personale sanitario e pazienti. A causa dei raid sono morti 12 operatori di Msf e 10 pazienti, tra cui 3 bambini».

Dopo i bombardamenti l'ospedale «è fuori uso», «non ci sono più né pazienti né nostri membri al suo interno», ma «parte del nostro staff è restato in città per controllare la struttura e rispondere alle necessità mediche della popolazione non appena le condizioni della sicurezza lo permetteranno», precisano fonti di MSF.

Medici Senza Frontiere chiede un'indagine indipendente sull'attacco aereo «condotta da un organismo internazionale indipendente sull'accaduto», «sulla base del chiaro presupposto che un crimine di guerra è stato commesso».

Il presidente Usa, Barack Obama, ha espresso cordoglio per i medici e i civili rimasti uccisi nel «tragico incidente» all'ospedale Msf a Kunduz, ma precisa di voler aspettare i risultati dell'inchiesta del Pentagono «prima di esprimere qualsiasi giudizio». È quanto si legge in una nota della Casa Bianca. «Il ministero della Difesa ha lanciato un'inchiesta completa e aspetteremo i risultati prima di dare un giudizio definitivo sulle circostanze di questa tragedia», ha detto Obama. «Ho chiesto al dipartimento di tenermi al corrente delle indagini e mi aspetto un resoconto completo dei fatti e delle circostanze.

Michelle e io preghiamo per tutti i civili colpiti da questo incidente, le loro famiglie e le persone care», prosegue il presidente. Obama ha quindi ribadito che «continueremo a lavorare a stretto contatto con il presidente Ghani, il governo afgano e i nostri partner internazionali per sostenere le forze di difesa nazionale afghane che lavorano per garantire la sicurezza al loro Paese».

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