New York, il panuozzo di Gragnano conquista la Grande Mela

New York, il panuozzo di Gragnano conquista la Grande Mela
di Luca Marfé
Mercoledì 1 Marzo 2017, 21:46
3 Minuti di Lettura
NEW YORK - Ciro Casella è l’eroe che ha portato il panuozzo di Gragnano a New York, nel cuore pulsante della Grande Mela. A primo acchito potrebbe apparire un’esagerazione, una banalità. E invece non lo è. E non lo è affatto per chi da ragazzo si faceva chilometri di traffico, giravolte di parcheggi e ore e ore di attesa per invadere il ristorante di turno con la propria comitiva.

Camminare per i sentieri di acciaio e vetro della scintillante Manhattan è senz’altro affascinante, ma equivale davvero a sentirsi lontani dalle nostre abitudini. E invece varchi una soglia di Upper East Side, quella del ristorante San Matteo, e di colpo è casa. Ciro è un pezzo fondamentale di questo discorso, ma non è il solo.
Ci sono le sue radici («sono salernitano, scrivilo!»), ingredienti freschissimi degni di una pozione magica e poi c’è lei, Concetta Liquori. Una giovane donna, una maestra pizzaiola, ad armeggiare con il più tradizionale dei forni a legna. Sono dunque tanti gli elementi che si mescolano in questo angolo di Campania ricostruito dall’altra parte dell’Oceano.

«Sono arrivato a New York 7 anni fa, senza conoscere la lingua: ho preso e mi sono buttato, come mi buttavo in mare da ragazzino. Al tempo di anni ne avevo 40 ed ero di fronte ad un bivio: il lavoro perso e la cassa integrazione da un lato, la speranza e la paura di raggiungere mio fratello qui in America dall’altro. Ho scelto ciò che avevo nella testa già da un pezzo, ho scelto la speranza. Che detto così suona come una cosa incredibilmente bella, ma non è mai facile lasciarsi alle spalle genitori, figlie, amici. Un po’ tutto e tutti, insomma. La mia più grande vittoria, però, sta nel fatto che mia figlia Marica abbia voluto raggiungermi fin quaggiù. È il segnale più evidente che la direzione sia stata e sia tuttora quella giusta».

Ciro è in gamba, oggi gestisce proprio assieme a suo fratello Fabio tre locali in orbita Guida Michelin e di progetti per il futuro ne ha già tanti. È un imprenditore capace, ma non vive di soli numeri: «ché i numeri sono americani; noi siamo italiani, noi siamo l’arte, la poesia, la letteratura!».

E la sua arte, la sua “poesia”, è apprezzata da queste parti da un pubblico vasto e variegato. E, tra i tanti volti che animano questo posto, spicca quello di Bill De Blasio, attuale sindaco di New York, che vanta origini italianissime, anzi, a dirla tutta, campane.

«Si è presentato per la prima volta qui una sera, senza prenotazione, ed io non avevo un tavolo libero per lui. Ha aspettato di fuori per una buona mezz’ora, poi ha rinunciato, ma con la promessa di tornare presto. Promessa mantenuta perché si è materializzato poi, a distanza di una settimana scarsa, per provare il panuozzo “Di Bartolomei”, che prende a prestito il nome dal grande campione di un calcio d’altri tempi. Da allora, non ha mai smesso di tornare ed abbiamo instaurato un bel rapporto. Bill parla perfettamente l’italiano, è un grande intenditore di soccer, come lo chiamano loro, e, soprattutto, è una persona buona, umile. Ogni volta manda indietro le posate ed addenta il panuozzo con le mani».

Sindaco che, proprio di recente, ha deciso di festeggiare il compleanno della moglie proprio qui, proprio così.
È la magia di New York, di una città in cui titoli ed etichette valgono poco o nulla, soprattutto nel tempo libero. La gente, chiunque, sa come godersi la vita. E mangiare bene, alla nostra maniera, è esattamente questo: godersi la vita.

 
© RIPRODUZIONE RISERVATA