Onu, compromesso Italia-Olanda: un anno a testa nel Consiglio di sicurezza

Onu, compromesso Italia-Olanda: un anno a testa nel Consiglio di sicurezza
Martedì 28 Giugno 2016, 19:52 - Ultimo agg. 29 Giugno, 18:56
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Compromesso tra Italia e Olanda che all'Onu propongono di dividersi un anno per uno il seggio come membro non permanente in Consiglio di Sicurezza per il biennio 2017-2018. Lo ha reso noto il ministro degli esteri olandese Bert Koenders dopo l'accordo raggiunto con Paolo Gentiloni.

L'Assemblea Generale si riunirà domani alle 10 locali (le 16 a Roma) per formalizzare la proposta di Italia e Olanda di dividersi per un anno a testa il seggio.

«Con questa proposta vogliamo passare un messaggio di unità di due paesi europei e abbiamo preso spunto da questa parità perfetta, 95 a 95 nell'ultimo voto», ha detto Gentiloni a New York. «Serviremo un anno a testa», ha aggiunto il ministro annunciando che l'Italia sarà la prima a occupare il seggio in Consiglio nel 2017 e collaborerà con l'Olanda l'anno successivo. 

«Abbiamo deciso di chiudere in pareggio senza andare ai rigori - ha sottolineato ancora Gentiloni - ovviamente l'Italia avrebbe preferito una netta prevalenza, ma al quorum mancavano parecchi voti ad entrambi. È importante per l'Italia essere in Consiglio di Sicurezza nel 2017 - ha concluso il titolare della Farnesina - quando abbiamo la presidenza del G7».

«L'Assemblea Generale ha inviato un chiaro segnale, riflesso nell'ultimo voto con 95 preferenze a testa, ossia che approva allo stesso modo Italia e Olanda», ha osservato il ministro degli esteri olandese Bert Koenders.

È stato un vero e proprio braccio di ferro quello tra Italia e Olanda per un posto nel Consiglio di sicurezza dell'Onu. Alla quinta votazione nessuno dei due Paesi aveva raggiunto il quorum di 128 voti per il secondo seggio. L'Italia ha ottenuto 95 voti, gli stessi dell'Olanda. 

La Svezia è passata al primo turno per uno dei due seggi del gruppo di Europa Occidentale con 134 voti. Sempre al primo turno la Bolivia è passata con 183 voti per l'America Latina e Caraibi, l'Etiopia con 185 per l'Africa. Al secondo scrutinio è stato eletto il Kazakistan con 138 voti per l'area Asia-Pacifico, mentre per l'ultimo seggio in palio ci sono state altre tre fumate nere.

Dietro le quinte è stato frenetico il lavorio delle diplomazie per cercare di uscire dalla situazione di stallo. Il risultato della votaazione per Roma - in cerca del suo settimo ingresso in Consiglio di Sicurezza a meno di otto anni dal termine dell'ultimo mandato - è stato comunque sicuramente al di sotto delle aspettative della vigilia. Da più parti l'Italia era data infatti come favorita, soprattutto in ragione della sua posizione geografica nel cuore del Mediterraneo. Dunque per il suo ruolo sul fronte dell'emergenza immigrati e della crisi libica. Ma anche per quel che riguarda la guerra in Siria e l'instabilità del Mali e del Sahel.

Tra i punti di forza dell'agenda tricolore c'è poi l'impegno di lunga data nel peacekeeping, che vede il Paese come primo contributore di caschi blu tra gli Occidentali e nella top ten dei finanziatori globali. E ancora l'attenzione ai rischi causati dal cambiamento climatico e le ripercussioni sulla pace e sicurezza internazionale.

Nella sua sessantennale presenza all'Onu, Roma ha servito per sei volte in Consiglio di Sicurezza, la prima delle quali nel biennio 1959-1960, ed è stata sconfitta una volta nel 2000 al terzo ballottaggio contro la Norvegia.

I membri non permanenti del Consiglio di Sicurezza sono nominati a rotazione ogni due anni, e per il rinnovo di cinque dei dieci seggi per il 2017-2018 i nuovi eletti a partire dal primo gennaio sostituiranno gli Stati uscenti: Spagna, Nuova Zelanda, Angola, Venezuela e Malesia. Rimangono per il 2017 Egitto, Giappone, Ucraina, Senegal e Uruguay, oltre i cinque Paesi con un seggio permanente, ossia Usa, Gran Bretagna, Francia, Russia e Cina.



 
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